2005: l’attacco alla lingua piemontese
La lingua piemontese – già riconosciuta dalla Regione Piemonte, ma non dallo Stato italiano – in seguito alle ben note vicende che portarono alla frettolosa approvazione della Legge 482/99 – subì un preciso attacco nel corso del 2005. In quell’anno si decise di togliere ad essa anche il riconoscimento regionale, in modo da lasciarla in uno status giuridico del tutto indefinito, quindi senza alcuna prospettiva di tutela.
La speculazione politica portò alla presentazione di proposte di legge integrative o sostitutive dell’allora vigente Legge Regionale 26/90, anche per strumentalizzare la disparità di trattamento del piemontese rispetto alle altre lingue storiche del Piemonte.
► I testi delle proposte a confronto
2006/2007: il piemontese “sparisce” dalle proposte di legge
Le proposte vennero inviate in Commissione cultura al fine di pervenire a un testo unificato da sottoporre alla votazione in aula. Col pretesto di volere “uniformare” la legge regionale in materia a quella dello Stato (la 482) – “più realisti del re” o in seguito a un input preciso? – a un certo punto scomparve la definizione “lingua piemontese”.
Il 5 Marzo 2006 Gioventura Piemontèisa organizzò presso la propria sede (con l’intervento della Regione Piemonte, che poi si rivelò esclusivamente “formale”) un primo confronto fra gli operatori culturali e il mondo politico, con gli autorevoli interventi di Tavo Burat e Giampaolo Sabbatini. Un dialogo fra sordi che sortì solo l’effetto di far assumere maggiore coscienza a coloro i quali sono impegnati per il futuro della nostra lingua.
► Prospetive ‘d promossion për la lenga piemontèisa
2007: le prime iniziative e la proposta alternativa
Nell’imminenza della discussione in aula Gioventura Piemontèisa decise di intervenire nuovamente, portando all’attenzione dell’opinione pubblica una manovra che rischiava di passare sotto silenzio.
► Gené 2007 – Il piemontese di nuovo in pericolo
► Gené 2007 – Siamo di nuovo al “no, tu no!”
► Gené 2007 – Na lòta contra l’ignoransa e për l’autonomìa democràtica con un articolo di Tavo Burat e la cronistoria dell’avventura legislativa della lingua piemontese dal 1970.
► Fërvé 2007 – La lej i la foma noi! Gioventura Piemontèisa propone direttamente un’altra proposta di legge e ipotizza una prima raccolta di firme.
► Fërvé 2007 – Il Consiglio Regionale non cancelli il piemontese: il linguista prof. Guiu Sobiela-Cannitz scrive alla Regione Piemonte.
► 17.2.2007 – Gioventura Piemontèisa promuove un comitato per la presentazione della legge alternativa
► Mars 2007 – Non ci caschiamo più: si coinvolgono i Comuni nella definizione della Proposta di Legge alternativa di Gioventura Piemontèisa; la risposta di Tavo Burat al tentativo di difesa dei promotori dei progetti regionali.
2007/2008: aderiscono oltre 200 Comuni piemontesi
Elaborato il testo della proposta alternativa, Gioventura Piemontèisa coinvolge gli Enti locali per la presentazione in Consiglio Regionale. Lo Statuto prevede che almeno 5 Comuni possano presentare una Proposta di Legge di iniziativa degli Enti locali. All’appello risponderanno oltre 200: una mobilitazione unica nella storia della Regione Piemonte.
► GIOVENTURA PIEMONTÈISA HA PROMOSSO LA PRESENTAZIONE DELLA PROPOSTA DI LEGGE REGIONALE N. 527 PER LE LINGUE STORICHE DEL PIEMONTE
► Il testo completo della Proposta di Legge alla Regione n. 527
► La Relazione alla Proposta di Legge regionale 527
► Elenco dei Comuni che hanno aderito alla proposta di legge
► La differenza fra la 527 e le altre proposte di legge
► Gené 2009 – L’annuncio su “Gioventura Piemontèisa”
► La lingua: cuore del Piemonte (Roberto Saletta, Gioventura Piemontèisa 1/2009)
► Opzione zero per la lingua piemontese (Roberto Saletta, Gioventura Piemontèisa 1/2009)
► La prima tutela di una lingua è il coraggio di nominarla come tale (intervista a Tavo Burat)
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Nel Giugno 2008 i Sindaci dei Comuni promotori vengono ascoltati dalla VI Commissione del Consiglio Regionale, che trasmette il testo al Consiglio stesso.
2009: la proposta 527 neanche presa in considerazione
Le proposte di legge vanno in votazione. Nella seduta del 31 marzo 2009 la proposta 527 viene buttata via in seguito all’approvazione di un ordine del giorno di “non passaggio al voto”.
La volontà del 12% dei cittadini piemontesi (mezzo milione di persone) e del 20% dei Comuni non è stata quindi nemmeno presa in considerazione, ed è stato privilegiato un accordo fra partiti.
La nuova legge (la L.R. 11/2009) che sostituisce la vecchia 26/90 è una legge ampiamente peggiorativa, confusa e sostanzialmente inappllicabile.
Così la politica regionale ha soppresso l’unica legge che – sebbene largamente inapplicata – in qualche modo sosteneva la lingua piemontese.
► Contrari al Piemonte (Carlo Comoli, Gioventura Piemontèisa n. 2/2009)
► Le considerazioni (Gioventura Piemontèisa n. 2/2009)
L’unico aspetto positivo della nuova Legge 11 è un riconoscimento più esplicito per la lingua piemontese, con la stessa dignità rispetto alle altre lingue storiche del Piemonte. Proprio su questa parificazione il Governo italiano ricorrerà alla Corte Costituzionale, in modo da continuare a fare in modo che il piemontese non venga né riconosciuto né tutelato.
► Sull’impugnativa del Governo e la sentenza della Corte Costituzionale
Il PdL 527 è stato ripresentato in questa legislatura: vedere la sezione «PdL 8 (2010).