Il Rapporto IRES 113: 3.140.000 locutori

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La vitalità e la continuità delle parlate locali è legata non solo alla quota di persone in grado di usarle rispetto alla popolazione totale, ma anche al loro numero assoluto. Applicando le percentuali di persone in possesso di competenza attiva o passiva risultanti dal campione all’universo di riferimento (i residenti maggiorenni in Piemonte e nelle quattro sub-aree di indagine – area: occitana, francoprovenzale, metropolitana, resto del Piemonte – n.d.r.) il 1 gennaio 2005, il dato di fonte Istat più recente disponibile) otteniamo le seguenti stime (le cifre sono arrotondate):
in Piemonte vi sono 2 milioni di adulti in grado di parlare e capire bene o abbastanza bene il piemontese, in una sua qualche varietà, mentre oltre un milione sono in grado di capirlo almeno un poco (fig. 1).
Sono 47.000 gli adulti in grado di parlare l’occitano residenti nell’area linguistica corrispondente. Altri 21.000 lo capiscono.
Parlano francoprovenzale 14.000 adulti e altri 7-8.000 lo capiscono. (…)
Come già ricordato i vari gruppi si sovrappongono in qualche misura, non sono cioè insiemi mutuamente escludenti. Le parlate locali sono, in generale, note più alle persone anziane, cresciute in una società in cui erano ampiamente diffuse e utilizzate, e meno conosciute dai più giovani. Questa relazione tra età e com-petenza si verifica anche nei nostri campioni, con qualche interessante variazione a seconda delle aree territoriali e delle lingue considerate.
La distribuzione della competenza linguistica a seconda dell’età è quindi un indicatore fondamentale delle possibilità di sopravvivenza delle lingue. Ci si aspetta, in particolare, che la progressiva scomparsa delle persone nelle classi di età più avanzate porti a una riduzione della quantità di parlanti nelle lingue locali. Ma, se le politiche di tutela e di pro-mozione sono efficaci, si dovrebbe registrare un rallentamento o una inversione nella tendenza al declino della competenza nelle classi d’età più giovani (Gobierno vasco, Departamento de Cultura, 2003).

Dal grafico B., che somma i dati della prima e della seconda lingua locale conosciuta, si può rilevare che ben l’85% della popolazione della regione del Piemonte ha una qualche competenza del piemontese.
In area occitana il piemontese è parlato dal 65,1% (il 49,4% conosce anche l’occitano); in area francoprovenzale il 70,7% parla piemontese e il 36,7% sa anche il francoprovenzale.
Quindi anche nelle aree di insediamento storico di queste ultime due minoranze linguistiche (le vallate di Torino e di Cuneo) il piemontese è parlato, in questo caso in compresenza, dal 65-70% della popolazione.
Dal rapporto emerge chiaramente anche la naturale convivenza delle varie lingue: le medesime persone parlano abitualmente più di una lingua locale, e non si rileva alcuna contrapposizione fra esse.
Sommando il numero dei parlanti una lingua autoctona si può constatare come la gran maggioranza della popolazione dell’attuale Piemonte (oltre i tre quarti, 3 milioni e mezzo di cittadini maggiorenni) parli una lingua ben differenziata dalla lingua di Stato. Quindi, finora essi si sono visti negare dalla Repubblica italiana uno dei diritti umani fondamentali, dal momento che (legge 482/99) “l’Italiano è la lingua ufficiale della Repubblica” e che, viceversa, tali lingue non hanno ancora alcuna reale ufficializzazione.
In altre parole, i diritti linguistici dei cittadini piemontesi non sono gli stessi di quelli delle regioni autonome bilingui (Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste, Trentino-Alto Adige/Südtirol…): siamo tutti uguali ma qualcuno è sempre più uguale degli altri, in spregio all’art. 3 della Costituzione: “tutti i cittadini (…) sono uguali davanti alla Legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua…”.
I Piemontesi dovranno prendere ancor più coscienza del fatto che la loro ricchezza culturale e linguistica è senza pari non soltanto all’interno della Repubblica italiana ma in tutta Europa: la presenza vitale di sei lingue (piemontese, occitano, franco-provenzale, tittsch, italiano e francese) su un territorio di 25.000 chilometri quadrati rappresenta un’opportunità per qualunque settore e fa del Piemonte, almeno sotto l’aspetto culturale, un’altra Svizzera.

Capìtol gavà da Quaderno di ricerca n. 113 – LE LINGUE DEL PIEMONTE © 2007 IRES – Regione Piemonte – Istituto di Ricerche Economico Sociali del Piemonte, via Nizza 18 – 10125 Torino – Tel. 011 6666411 – www.ires.piemonte.it.

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