«L’unità d’Italia è il risultato della guerra scatenata dalla massoneria nazionale e internazionale contro la Chiesa cattolica» (*)
Gli scopi perseguiti dalla “rivoluzione italiana” sono molto diversi da quelli che sono stati raccontati al “popolo”. Innanzitutto le è stato imposta la denominazione risorgimento, come la testata di un giornale fondato da Benso di Cavour e da Cesare Balbo nel 1847, poi diretto dal romagnolo Luigi Carlo Farini Luigi Carlo Farini (1812 – 1866) e chiuso nel 1852. Questo la dice già lunga sul ruolo svolto dalla stampa nel corso di questa rivoluzione.
Studi più recenti e meno asserviti hanno provato come la “rivoluzione italiana” sia stata una guerra di religione europea, una vera e propria crociata istigata dalla massoneria internazionale contro il cattolicesimo.
Tutto il resto sono mezze bugie e mezze verità fra le quali la propaganda ha scientemente fatto smarrire tutti i popoli oggi vincolati alla falsa idea di una «nazione» italiana.
Libertà, indipendenza, unità d’Italia non erano che sciocchezze alle quali nessuno dei principali protagonisti dava il minimo credito. Polvere negli occhi per confondere, infuocare gli animi degli esagitati, paravento dietro il quale promuovere una grande azione di disinformazione con l’obiettivo di soffocare il mondo vecchio, annientarne perfino la memoria e costruire un “mondo nuovo” fondato sulle ideologie scaturite dalla rivoluzione francese.
Nessuno dei cosiddetti padri della patria può dirsi in buona fede: tutti hanno rincorso obiettivi rispetto ai quali l’Italia unita non è stata che un pretesto. Molti fra coloro i quali ci hanno creduto davvero, così come i tantissimi che sono stati costretti a combattere sui campi di battaglia, hanno sacrificato la propria vita contribuendo a impartire il “battesimo del sangue” a un mito di fondazione che aveva bisogno di suoi martiri laici.
Tutto ciò è ormai emerso in maniera inequivocabile.
Un epistolario fra due carbonari (massoni) e un libretto, Istruzione permanente, redatto nel 1818 nei medesimi ambienti, viene sequestrato della polizia pontificia. Sul libello, evidentemente un manuale per la formazione dei capi rivoluzionari, è scritto a chiare lettere: «Il nostro scopo finale è quello di Voltaire e della rivoluzione francese: cioè l’annichilimento completo del cattolicismo e perfino dell’idea cristiana». Per contro non vi si trova alcun cenno all’unità d’Italia.
Il ruolo dell’Italia è però chiarito in una lettera dell’epistolario carbonaro, sequestrata insieme allo stampato, scritta l’11 giugno 1829: «L’indipendenza e l’unità d’Italia sono chimere. Pure queste chimere producono un certo effetto sopra le masse e sopra la bollente gioventù. Noi, caro Nubio, noi sappiamo quello che valgono questi principii. Sono palloni vuoti».
Dunque, lo scopo della carboneria, società segreta «figliuola della Frammassoneria», 1 è in realtà l’annichilimento completo del cattolicismo e perfino dell’idea cristiana; l’unità d’Italia è un pallone vuoto, che però ha il vantaggio di produrre un certo effetto sopra la bollente gioventù infiammata da ideali romanzeschi, quindi è un ottimo pretesto da sovrapporre a un normale conflitto generazionale.
In effetti il 1848 è un passo avanti verso il progressivo sovvertimento della civiltà cristiana e dei suoi valori morali, un ulteriore avvicinamento alla costruzione di un uomo nuovo, controllabile, prevedibile, sfruttabile, comprabile: il consumatore inconsapevole di oggi.
La massoneria agisce secondo schemi predefiniti. Messa formalmente fuori legge, costituisce società segrete e associazioni, le quali organizzano rivolte, piazzate, attentati, insurrezioni; successivamente, acquisita sempre maggiore forza grazie alla cooptazione di personaggi influenti desiderosi di avanzamento sociale, occupa progressivamente i posti-chiave della società, nei governi, nell’informazione, nella scuola. Si serve dei potenti lasciando loro intravedere orizzonti gloriosi, degli esecutori promettendo denaro e carriera, degli ingenui facendo luccicare davanti agli occhi degli irrequieti spiriti romantici le lusinghe della gloria e della libertà. Sa sfruttare ogni occasione, incuneandosi con diabolica abilità in ogni spiraglio.
Dall’altra parte c’è il cattolicesimo – che nelle intenzioni della massoneria deve sparire dalla faccia della terra – personificato dalla Chiesa cattolica e dai suoi Ordini religiosi, ed anche essenza fondamentale dell’identità, della civiltà, dei valori e della storia di tutti i popoli “italiani”. Poiché la massoneria intende cancellarlo, la sua azione si organizza contro tutti i popoli cattolici, promuovendo la formazione di una società parallela che poco a poco deve insinuarsi nella normale vita sociale, confondersi in essa in un primo momento, e infine sovrapporvisi progressivamente fino a cancellarla senza traumi.
I popoli dovranno inizialmente venire convinti, attraverso una martellante propaganda che mira a fare apparire obsoleti, retrivi e sorpassati i valori tradizionali, messi in contrapposizione a quelli proposti come espressione della «modernità» – in realtà elaborati maliziosamente all’interno delle logge.
Coloro che resisteranno a questa propaganda subliminale dovranno essere obbligati a convincersi; in ogni caso verranno convinti i loro figli in una scuola resa obbligatoria e abilmente manovrata allo scopo.
Ogni ulteriore resistenza porterà all’allontanamento (si studierà la deportazione dei ribelli e si agevolerà l’emigrazione) o allo sterminio dei recalcitranti.
La vecchia società, confusa dal susseguirsi di avvenimenti a prima vista incomprensibili, rimarrà in gran parte indifferente. Quando si troverà nel mezzo della mattanza, quelle volte che riuscirà a prendere coscienza non rinuncerà a difendersi.
I massoni credevano che l’abbattimento del potere temporale dei Papi sarebbe stato sufficiente a decretare anche la scomparsa del loro potere spirituale, il vero obiettivo da colpire. Lo Stato Pontificio diventa pertanto il primo bersaglio non in quanto espressione di un potere temporale, ma perché ritenuto scudo indispensabile dell’autorità spirituale.
Il pretesto sarà proprio l’unificazione politica dell’Italia, espressione geografica da sempre plurinazionale trasformata abilmente in una proposta ideologica, resa identificabile tracciando sulla carta confini artificiosi e dove lo Stato Pontificio è collocato proprio al centro, fra i dominî imperiali e le Due Sicilie.
Di più: lo Stato Pontificio è legittimato dalla presenza di Roma, capitale della Cristianità; le dottrine dell’unificazione, invece, si legittimano in maniera autoreferenziale riscoprendo il mito classico della – ormai scomparsa da sedici secoli – Roma imperiale. La città eterna viene così proposta/imposta come capitale naturale di popolazioni che vengono spacciate come discendenti legittime degli antichi romani: una leggenda diffusa allo scopo di sovrapporre la capitale di un nuovo Stato alla capitale di una Cristianità della quale è stata decretata la scomparsa.
In virtù di questo lignaggio gli “italiani” (inesistenti, tutti “da fare”) hanno il diritto di avere Stato, potenza e gloria come i loro «avi». Ed anche la loro capitale, dalla quale il Papa deve venire cacciato come un usurpatore.
Da qui il termine risorgimento: l’Italia deve risorgere da quindici secoli di “schiavitù” (sono parole di Napoleone) durante i quali ovunque si è diffuso il cattolicesimo. 2
La rivoluzione italiana fu una guerra internazionale: tanto il movimento massonico che teorizzò gli obiettivi e le strategie quanto la struttura politica che in parte giunse a realizzarle non erano affatto di origine italiana. Gli italiani hanno palesemente dimostrato lungo la storia che di essere riuniti in un unico Stato proprio non ne hanno mai voluto sapere. La scriteriata idea di perseguire una tale aberrazione storica e sociale, contraria ad ogni tradizione locale, non poteva che arrivare da fuori e la sua realizzazione non poteva che essere raggiunta con la violenza e in spregio ai diritti e alla reale volontà dei popoli.
Per convincersi definitivamente del carattere anticattolico e internazionale della rivoluzione italiana sarà sufficiente leggere le testimonianze dirette di chi ha vissuto quell’epoca da protagonista: tutto il magistero dei papi Pio IX e Leone XIII e quasi tutta la letteratura risorgimentale e, in particolare, il Bollettino del Grande Oriente Italiano.
Note
1. Così la definisce lo storico massone Giuseppe La Farina. Cfr. Giuseppe La Farina, Storia d’Italia, 1851. Cit. in Angela Pellicciari, Risorgimento ed Europa, Verona 2008, p. 14.
2. Cfr. Angela Pellicciari, Prima del Risorgimento? Niente.
Per approfondire
Angela Pellicciari, Risorgimento ed Europa, Verona 2008.
(*) Angela Pellicciari, Una guerra civile tra cattolici e massoni, Studi Cattolici – n. 437/438, Luglio/Agosto 1997