L’opzione legislativa

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Il riconoscimento di una lingua in seno al quadro legislativo di uno Stato o di una Regione, non è l’appagamento elitario di un gruppo di associazioni culturali del territorio, ma è il completamento di un quadro istituzionale in sintonia con il dettato Europeo. Le associazioni svolgono spesso un lavoro enorme nel nome della salvaguardia della lingua e della cultura trovandosi spesso di fronte ad muro d’indifferenza. Le dinamiche iperboliche dei tempi di trasformazione tecnologica e l’omologazione culturale vede in grave affanno la classe politica quando affronta un’istanza linguistica. Le priorità, di ogni ambito istituzionale, sono sempre “altrove” mentre la questione linguistica e le dinamiche del suo riconoscimento fanno anticamera presso i consessi decisionali. Sono condivisibili le necessità da parte delle amministrazioni locali di affrontare prioritariamente le questioni contingenti, (acqua, rifiuti ecc.), ma quando dal territorio emergono istanze che investono le identità, queste devono essere incanalate in un dotto strutturale che a vari livelli deve arrivare a Stati e Regioni.

L’alternativa nefasta, da evitare è quella descritta nel saggio dello storico Eric J. Hobsbawm in «Nazioni e Nazionalismo», dove si cita un ‘affermazione del reverendo Griffiths del Dissenting College di Brecknock. A proposito dell’invito a rassegnarsi all’ipotesi di una scomparsa dell’idioma gallese nel secolo XIX egli afferma: «Lasciate che (la lingua gallese) finisca di morire del tutto, in santa pace e onorevolmente. Le siamo così affezionati che non vorremmo procrastinarne l’ eutanasia. Ma nessun sacrificio sarà mai troppo grande per impedire che venga assassinata».
Scongiurare l’oblio e l’eutanasia di una lingua è il dovere di chi opera sul territorio politicamente e culturalmente. L’opzione legislativa nella valorizzazione linguistica non è il punto d’arrivo per un’istanza identitaria, ma è la condizione essenziale per “fare sistema sul territorio “. La lingua è il timbro indelebile della filiera che dalla cultura arriva fino all’economia ed è un diritto per il tutto il territorio.

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«Për fé fòra un pòpol, a s’ancamin-a co’l gaveje la memòria. As dëstruvo ij sò lìber, soa coltura, soa stòria... ».

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