Cultura regionale voce dell’identità

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Se guardiamo il panorama culturale linguistico del Piemonte, ci troviamo immediatamente di fronte ad una ricchezza straordinaria. È come guardare un panorama naturale, e a vista d’occhio scorgere una teoria territoriale e culturale che da secoli l’ uomo ha “segnato” con la sua peculiare presenza. Nonostante tutto però, il messaggio che emerge, nella variegata differenza di culture e di lingue che insistono sul nostro territorio, spesso non è di buona qualità, o meglio, non è all’altezza della potenzialità della nostra regione. sorta d’ impaccio o di sudditanza psicologica (sic!) coglie il Piemonte, indifeso nei confronti di prese di posizioni altrui. Subiamo, come piemontesi, una continua riserva ideologica ed arrestiamo il nostro agire senza opporre un’ opportuna resistenza. Il Piemonte, nel suo insieme territoriale e nella sua dimensione culturale (ove l’aspetto linguistico è fondamentale) , viene visto come una zona estranea rispetto all’assetto istitituzionale principale. Molti doveri, tra i quali quello di partecipare strutturalmente alla cinghia di trasmissione economica dello Stato Italiano , ma con pochi diritti. In questo contesto certo non siamo stati favoriti dalle classi dirigenti che hanno governato il territorio, poiché se dapprima siamo stati funzionali ad una politica dinastica, successivamente un’ altra dinastia economica ha utilizzato il territorio per farne un di trampolino di lancio istituzionale. Per chi opera nel campo della cultura balza agli occhi che, nel non aver voluto individuare nel piemontese una lingua da tutelare, di fatto si è ritenuto per scontato un legame linguistico- politico fra Regione e Stato. L’istruttoria sul piemontese, quando si sono determinate le lingue soggette a tutela nella Legge 482, non ha in effetti mai preso corpo, nonostante un estremo pronunciamento proprio del Consiglio Regionale del Piemonte. Ebbene, lungi dal pensare alla legge 482, come ad un “dogma di fede”, anche se di significativo valore, è lecito pensare che la Regione Piemonte nell’Ordine del Giorno 1118 del 15/12/1999 , abbia voluto marcare un’ istanza di rivendicazione linguistica significativa. Quando si difende l’ espressione linguistica del territorio, si difendono nella sua articolazione tutte le prerogative. In quella sede l’istituzione regionale si appropria a pieno titolo nella filosofia del decentramento e poneva una riserva allo Stato centrale, sia in materia di affari costituzionali, sia in materia di politiche per l’istruzione ed il diritto alla stessa attraverso alla locuzione del territorio. Se qualcuno ha inteso questo atto come una mera formalità non ha compreso la portata di un processo che non si può arrestare certo di fronte ad un “placet”di primo grado legislativo e che invece mantiene intalterato l’assetto della rivendicazione identitaria.

La questione tutt’ora aperta è il diritto del Piemonte alla sua espressione linguistica che, per quanto riguarda il territorio ha fondamentali ricadute anche sotto il profilo economico.

Roberto Saletta

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