«…nella seconda metà dell’Ottocento Garelli e Toselli hanno portato in scena operai e contadini, e ciò ben trent’anni prima di Gerhardt Haupmann in Germania e cinquanta prima di Maxim Gorkij in Russia, quando di teatro sociale in lingua italiana manco ce n’era l’ombra. Per la cronaca: tremila pièces teatrali rappresentate a Torino, in Piemonte, in Lombardia e in Veneto (ma sempre in lingua piemontese) sull’arco di mezzo secolo. In che lingua erano i copioni di questa mirabile produzione teatrale? E non siamo da meno con il romanzo: come numeri di titoli e di tirature (e di ristampe) la produzione in piemontese nella seconda metà dell’Ottocento non ha paralleli in lingua nazionale. Per pubblicare romanzi bisognava che la gente si riconoscesse in una lingua e la leggesse, perché a differenza di canzonette e poesiole, che si possono recitare a memoria, la presenza della prosa giornalistica e romanzesca presuppone sempre l’alfabetismo funzionale del grosso pubblico. L’unico pubblico in Italia che sapesse leggere e leggesse correntemente la propria lingua era quello piemontese (analfabetismo medio del 97,5% in Italia, alfabetismo medio del 47% a Torino e del 90% nelle valli protestanti a ovest di Torino)».
Prof. Sergi Maria Girardin