Dal sito http://bilinguismoregionale
22 Settembre 2009
Con una doverosa introduzione nella scuola della cultura e della parlata regionale, si porrebbe termine ad un’alienazione ingiusta e crudele. Si restituirebbero ai giovani la fiducia nella propria comunità e la fierezza delle proprie origini sociali. Attraverso la conoscenza della letteratura regionale (anche di quella di tradizione orale: canti, leggende, ecc.) gli allievi scoprirebbero le pagine e le espressioni più preziose di coloro che scrivono nel linguaggio familiare, quello di tutti i giorni: della casa, dall’amicizia e del lavoro. Vedrebbero che l’accademismo non è necessariamente il criterio di una cultura superiore.
I figli degli immigrati, lungi dal sentirsi imbarazzati dall’incontro scolastico con la cultura locale, avranno un valido strumento per meglio inserirsi nella comunità che li ospita. Insegnare la lingua locale a scuola, è come offrire, sulla mano aperta, la chiave di casa. È quindi un atto di apertura, e non di “chiusura”, come invece alcuni “glottofagi” vanno cianciando. Del resto è frequente il caso, specie in provincia, di ragazzi figli di immigrati i quali parlano la lingua locale con più slancio e sicurezza di quelli del posto (tipico è l’esempio, dei patoisants calabresi in valle d’Aosta!).
Se la lingua locale entra nella scuola, si introduce la preparazione costante con l’italiano, la ginnastica intellettuale del passaggio da un codice linguistico all’altro. Si invoca l’insegnamento del latino per dare all’allievo l’esperienza di una struttura grammaticale differente dalla nostra: la stessa funzione è esercitata, su una base molto più larga non (ancora!) a livello meramente archeologico, dal “dialetto”.
Si farà nascere così nell’allievo un vero “fiuto” linguistico, una più precisa percezione dei fatti grammaticali. Ammorbidiremo il suo spirito, strappandolo al monolitismo di una sola grammatica e di una norma dogmatica. Ne trarrà vantaggio l’universalità della cultura, poiché questo allievo, a proprio agio nelle tradizioni locali, naturalmente rinnovate e modernizzate, affronterà senza squilibri psichici le grandi trasformazioni sociali del nostro tempo: buona parte dello smarrimento che minaccia la gioventù moderna troverebbe un valido rimedio in questo umanesimo nostrano, di cui auspichiamo l’ingresso nella scuola.
Tavo Burat
Associazione Internazionale
per la Difesa delle Lingue e delle Culture Minacciate