Al Corriere di Novara
Gentile Direttore,
la comparsa dei nuovi cartelli con la scritta “Nuara”, che apprendiamo dalle colonne del suo giornale (23.12, p.11), ci costringe a chiederLe nuovamente spazio per “dire la nostra” in materia, come sempre fatto dal 2002.
La carne al fuoco è tanta, per cui cercherò di essere schematico.
Cominciamo dagli aspetti positivi. Innanzitutto il ritorno dei cartelli, in sé. L’Academia dal Rison è sempre stata favorevole ai cartelli e dunque: bene, anzi, grazie!
In secondo luogo la nuova foggia. Anche se noi abbiamo sempre suggerito (e continuiamo a preferire) una soluzione diversa, il miglioramento rispetto ai predecessori è molto forte.
In terzo luogo questa volta c’è stato quel passaggio in Consiglio Comunale di cui avevamo lamentato la mancanza nel 2002. Anzi, i passaggi sono stati due: 21 settembre 2016 (mozione per rimettere i cartelli) e 21 luglio 2017 (accoglimento in bilancio dei fondi raccolti per finanziarli).
Tutto bene, allora? Purtroppo no.
Anche questa volta i cartelli “sono stati lasciati soli”. E da soli – torniamo a sottolinearlo – sono un simbolo politico: per diventare un simbolo culturale devono essere parte integrante di un progetto ben più ampio. Vista poi la fine dei cartelli precedenti, sarebbe stato assai meglio che fossero la ciliegina su una torta che c’era già, non su una che (se va bene) è ancora in forno: sarebbe stato cioè del tutto preferibile mettere i cartelli dopo aver realizzato compiutamente almeno qualche altra iniziativa importante e strettamente legata ad essi. Così, invece, anche la raccolta dei fondi necessari a realizzarli, pur di per sé positiva (in quanto atta a risparmiare soldi pubblici) è stata trascinata in interpretazioni che andavano evitate.
Il problema, per chi ama il “dialèt”, non è formale, ma del tutto sostanziale: nell’insieme abbiamo il forte timore che siano state poste di nuovo le premesse perché i cartelli vengano smantellati dal prossimo sindaco di colore politico opposto all’attuale. Un ping-pong già visto (a Novara come altrove) che potrà servire alla politica, ma certo non al “dialèt”. Lo diciamo, sia chiaro, non “contro” qualcuno ma solo ed esclusivamente “a favore” dei cartelli, del loro ruolo culturale e, di conseguenza, del loro permanere stabilmente.
Inoltre, a quanto ne sappiamo, è mancato (come nel 2002…) un momento di presentazione dell’iniziativa che ne illustrasse “ufficialmente” significati e modalità realizzative. Mettere i cartelli “Nuara”, infatti, non è come risistemare un tratto di marciapiede deteriorato o bonificare una discarica abusiva: è con ogni evidenza un’iniziativa simbolica. Anzi, è un simbolo così potente che il suo affacciarsi in Consiglio Comunale catalizza ogni volta il dibattito. Ma se il Consiglio Comunale aveva dapprima deciso di (ri)mettere i cartelli e poi recepito i fondi per farlo, nulla aveva detto sul come farli, sulla grafia da usare o sul dove collocarli (se interpretiamo bene la foto pubblicata dal Corriere, i cartelli sono ora ai confini territoriali del Comune anziché all’inizio dell’abitato della città). Tutti aspetti che restano da spiegare e che invece sarebbe stato senz’altro opportuno chiarire “prima”.
Già, ma ora? Noi rimaniamo (come sempre) a disposizione per contribuire a realizzare una torta così buona da far passare in secondo piano la ciliegina. Altrimenti si potrà solo andare a farsi un selfie davanti ai cartelli.
Prima che li tolgano un’altra volta.
Per l’Academia dal Rison, Gianfranco Pavesi, 27.1.2018
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