Torino e il Piemonte espropriati della propria storia

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2017 03 11 TOqui

Mentre il sindaco Appendino dirama l’ennesimo comunicato di beatificazione del direttore del M*s3o Eg*zi* , cercando di spostare l’attenzione dal problema di fondo su chi lavora nel museo, scende in campo anche la presidente Christillin per portare il suo contributo a questa incredibile vicenda.
Lo fa a suo modo con i soliti slogan mondialisti e politicamente corretti, ma, comunque, chiari: in sostanza, LA COLLEZIONE DEL MUS30 NON HA NULLA A CHE VEDERE CON TORINO E COL PIEMONTE.

Noi abbiamo poco da sbraitare, poveri Torinesi: essa appartiene “a tutti”, anzi, appartiene allo stato italiano. Che — mettiamoci pure l’anima in pace — se vorrà disperderla, trasferirla a Salaparuta, spezzettarla in diversi musei in giro per lo stivale, lo potrà fare a suo piacimento e contro la nostra volontà. Alla faccia di Drovetti, Schiaparelli, Carlo Felice, Silvio Curto, nostra e dei Torinesi che quel museo lo hanno creato e lo hanno sempre amato. Fino a quando non sono arrivati questi “geni”, che ora pretendono di rappresentarci e imporci la loro visione distorta del mondo. Corpi estranei a Torino e al Piemonte, che remano violentemente e spocchiosamente contro l’identità di tutto un popolo.

Per non venire ancora tacciati di provincialismo da Roma (che ha tutto da insegnarci…) dovremmo rassegnarci a non essere più padroni nemmeno delle nostre memorie storiche e lasciare che esse vengano gestite, stravolte (“valorizzate”, in neolingua), reinterpretate e, eventualmente, anche “condivise” con chi si mette d’accordo col ministro di turno.

Vorrebbero che noi continuassimo a vergognarci delle nostre ricchezze, della nostra fierezza e della nostra piemontesità, incompatibili con la loro idea di “mondo nuovo”.


«Col ciufolo che è di tutti. La collezione di Drovetti e Donati fu acquistata nel 1824 da Carlo Felice di Savoia, re di Sardegna facendone il primo museo del mondo. L’italia (rigorosamente in minuscolo) era ben al di la dal venire, esisteva forse nei sogni e nell’immaginario di qualche pseudo-patriota-massone.
Fu acquistata con i soldi delle tasse dei piemontesi, savoiardi e contea di Nizza.
È stato usurpato dall’italia dopo il referendum monarchia/repubblica con l’esilio dei Savoia.
Quindi NON È AFFATTO italiano ma, se mai, dagli abitanti degli ETATS DE SAVOIE attuali e passati»

Gilin Maggiora


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