Il Piemonte dimenticato. «Briga | La terra di nessuno». A Turin il 19 Gennaio, con Bruno Lanteri-Lianò

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Briga La terra di nessuno

Il comitato organizzatore della Stagione Culturale 2017-2018 nell’ambito di un progetto molto più vasto denominato: “Monginevro Cultura fa.. Cultura”, il cui programma è consultabile sul sito www.monginevrocultura.net ha ritenuto valida la proposta dell’associazione culturale Armonia di proiettare il video “E ci si trova dall’altra parte”.
Una toccante storia familiare risalente alla seconda guerra mondiale, in cui si intrecciano vicende storiche e personali, in una zona di frontiera denominata dai suoi estimatori “Tera brigasca”, dal suo storico capoluogo “Briga”, il cui territorio, a seguito del trattato di pace del ’47, risulta suddiviso tra 2 nazioni 3 province e 4 comuni, con gran parte degli abitanti originari emigrati in cerca di migliori condizioni di vita sulla costa e persino in Argentina, dove alcuni di loro hanno fondato una città denominata “Ciudad Lanteri”.

L’incontro titolato: Briga, La terra di nessuno: un viaggio con le parole e le immagini nella terra di confine tra Liguria, Dipartimento francese delle Alpi Marittime e Basso Cuneese si terrà Venerdì 19 Gennaio 2018, alle ore 16.00 nella nuova Sede del Circolo Beni Demaniali, presso il Circolo Familiare Campidoglio in strada Murroni 11 — Torino.
Consisterà nella proiezione del film (75′), preceduta da una breve introduzione di Bruno Lanteri Lianò sulla “Tera brigasca” coadiuvato dal prof. Nino Lanteri, con la presenza di una rappresentanza dell’associazione culturale A Vastera, tra cui le protagoniste dirette della vicenda: Liliane Masi Pastorelli e Jacqueline Masi Lanteri.

Nota: la lingua brigasca è stata riconosciuta come lingua minoritaria facente parte della famiglia occitana, anche se, come gran parte delle lingue di “frontiera, possiede caratteristiche espressive non sempre del tutto assimilabili. Gli abitanti di questo territorio, essendo stati in gran parte legati alla pastorizia e di conseguenza alla pratica della “transumanza”, dovendo relazionarsi con popolazioni diverse, erano per necessità poliglotti, pur mantenendo la propria lingua originale che ahimè è in via di estinzione….come, seppur in minor misura la lingua piemontese, sempre meno praticata, mancando la volontà di un collegamento essenziale con la scuola.
LLB

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