Il Consiglio dell’Unione Val Cerrina approva una mozione per tutelare la lingua piemontese

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unione comuni val cerrina

Il Consiglio dell’Unione dei Comuni della Val Cerrina ha approvato all’unanimità una mozione presentata dal consigliere Massimo Iaretti (consigliere del Comune di Villamiroglio dove è capogruppo della lista Progetto Villamiroglio MPP, in rappresentanza delle minoranze) riguardanti la tutela della lingua piemontese.

Il consigliere Massimo Iaretti.
Il consigliere Massimo Iaretti.

Il documento impegna l’Unione a rappresentare alla Regione Piemonte, in particolare al presidente Sergio Chiamparino, all’assessore alla cultura Antonella Parigi ed al presidente del Consiglio regionale, Mario Laus, l’istanza di farsi portavoce presso il governo nazionale affinché il piemontese venga riconosciuto e tutelato come lingua minoritaria ai sensi della legge 482 del 1999 sulle “Norme di tutela delle minoranza linguistiche storiche”.

In secondo luogo la mozione impegna l’Unione della Val Cerrina a promuovere, ed eventualmente patrocinare, d’intesa con i Comuni che ne fanno parte ed altri esterni ad essa, iniziative che siano finalizzate a tutelare, valorizzare e diffondere lo studio della lingua e della letteratura piemontese.

“Il piemontese – spiega Iaretti, che è anche presidente del Movimento Progetto Piemonte – è un idioma diffuso in maniera pressoché esclusiva nel territorio della Regione Piemonte e la lingua piemontese è stata riconosciuta come tale già nel 1981. Inoltre anche l’Unesco ha scelto di inserirla fra le lingue in pericolo, meritevoli di tutela”. E nonostante il riconoscimento, avvenuto nel 1999 da parte dell’assemblea di Palazzo Lascaris come “lingua regionale”, a tutt’oggi non è stata inserita, a livello centrale, tra quelle tutelate dalla normativa nazionale. “E’ una vera contraddizione in termini – dice ancora Massimo Iaretti – perché per molti emigrati è rimasta il vincolo che li tiene legati alla madre patria dei loro genitori, ancora parlata nell’uso comune in famiglia. Ho avuto modo di costatare direttamente che ci sono figli di emigrati, specialmente in Sud America, che non parlano italiano, avendo come madre lingua lo spagnolo, ma si esprimono perfettamente in piemontese. Ed è davvero un controsenso che qui si lasci morire una lingua e una letteratura storica, mentre, ad esempio in Argentina, in atenei come quelli di Córdoba o di Rosario vi sono dei laboratori linguistici, oltre tutto molto frequentati, di piemontese”.

Di qui la decisione di presentare una mozione, che è stata approvata senza alcuna obiezione, dal Consiglio, cui seguiranno a breve anche iniziative concrete per raggiungere l’obiettivo prefissato, e che sarà presentata anche ad altri enti locali.

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