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La Val Varaita, Demonte, Pietraporzio, il Pinerolese e la Val Chisone, la Valsusa e la Val Sangone, la Valle Orco, il Canavese, fino all’Alessandrino. Rischiano di scomparire, fra l’altro, il Parco del Gran Paradiso e il più antico bosco di pino cembro d’Europa, l’Alevé. Il Piemonte sta bruciando.
Incendi in gran parte dolosi hanno già distrutto oltre 140mila ettari. Le fiamme stanno lambendo Susa e numerosi paesi. Mompantir/Mompantero è totalmente evacuato, mentre il fumo e l’odore di bruciato sono nettamente avvertibili anche a Torino.
È una catastrofe di dimensioni enormi.
Per quindici giorni nessun media italiano ne ha parlato, ad oggi lo stato italiano non è in grado di affrontare l’emergenza. La Regione, come al solito, è quasi assente e il “prefetto” di Torino non ha concesso l’ausilio dell’esercito ─ ampiamente impiegato in Valsusa per reprimere il dissenso al tav.
Una caporetto organizzativa su tutti i fronti, unita all’assoluta mancanza di mezzi, all’inadeguatezza delle strutture e alla solita improvvisazione all’italiana, nonché la dimostrazione palese e lampante di quanto il Piemonte non conti nulla in italia e di come lo stato italiano sia presente da noi solo per depredarci di almeno 10 miliardi di euro l’anno.
A fare fronte al fuoco si sono trovati in buona parte i volontari, mentre l’impegno dello stato italiano per il corpo forestale è nullo: in Piemonte ci sono 406 forestali (si noti: quattrocentosei), mentre in Calabria ce ne sono 10mila e in Sicilia 22mila ─ più degli corrispettivi canadesi. E non un cane che sia venuto ad aiutarci, alla faccia dell’impegno della nostra Protezione Civile in occasione del terremoto.
Per lo stato italiano ogni albero di Sicilia vale 54 alberi di Piemonte. E ora, sempre che si riesca a fermare questo disastro, c’è da giurare che i governanti dello stato italiano abbandoneranno il Piemonte al suo destino, come avvenne in occasione dell’alluvione nel Biellese del 1968 o a quello del 1994.
In Trentino-Südtitol ogni paese ha la propria caserma dei vigili del fuoco perfettamente attrezzata. Noi dobbiamo fare conto sui volontari e sui Canadair che ci manda la Croazia, grande Nazione civile, e sui gruppi di preghiera che in queste ore si stanno rivolgendo a San Michele Arcangelo e a Santa Barbara, come facevano i nostri avi.
Nello stato italiano noi Piemontesi siamo stranieri e mal tollerati. Prendiamo atto della situazione e agiamo di conseguenza: il nostro esempio è la Catalunya, per potere riconquistare la nostra libertà, tornare ad essere padroni del nostro destino e chiamarci fuori una volta per tutte da questo stato mafioso e corrotto che ci sta trascinando nel terzo mondo.
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(da “Piemonte Indipendente” 29.10.2017)