Esattamente 20 anni fa, nella notte tra l’11 ed il 12 aprile 1997, andava a fuoco la cappella della Santa Sindone di Torino. Il più grande capolavoro di Guarino Guarini, un mirabile sunto di arte e di fede. Io ricordo ancora le immagini trasmesse dalla televisione: ricordo dov’ero mentre le guardavo, esattamente come ricordo dov’ero e cosa facevo l’11 settembre 2001.
La cappella del Guarini andò a fuoco poco dopo che a palazzo Reale era giunto Kofi Annan. Nelle sale di rappresentanza era stata allestita la cena di gala, nella galleria della Sindone erano montate le cucine. Ufficialmente, questa non fu la causa dell’incendio, scoppiato nella cappella già all’epoca occupata da lavori di restauro. Le misure di sicurezza furono inefficaci. In ogni caso, per la distruzione della cupola non c’è un colpevole: il processo ha assolto tutti gli imputati.
Di certo, quell’incendio ha sfigurato il cuore di Torino. 20 anni dopo (VENTI-ANNI!) la cappella è ancora chiusa. Dovrebbe riaprire nei primi mesi del 2018.
In tutta questa vicenda surreale, fatta di dimenticanze, di sbadataggini e di ritardi nei lavori, vale la pena di ricordare che a Torino, quella notte, la gente recitava il rosario in piazza. Quando i vigili del fuoco uscirono dal duomo con il reliquiario della Sindone, la gente applaudì. E pianse di gioia. Un gioiello dell’arte mondiale era perduto per sempre; quel lenzuolo enigmatico, invece, no. È ancora tra noi. E ci parla, parla al nostro cuore, costringendo tutti noi, almeno per un secondo, a pensare alla Passione di Cristo.