Una delle critiche che più frequentemente vengono mosse a Torino (ma solo dai… forësté che non conoscono la città) è quella di essere un luogo grigio, oberato da fabbriche e da una triste periferia industriale. La natura? Deve esserci, sì, ma fuori, attorno a qualche residenza sabauda. Per il resto, Torino è solo una grigia distesa di cemento.
I luoghi comuni spesso sbagliano, ma in questo caso affidarsi allo stereotipo significa dimenticare che Torino è una delle città più verdi d’Europa, e non solo l’Italia. Alcuni tra i suoi parchi sono tra i più estesi della penisola, mentre con i suoi sessantamila alberi disseminati lungo i viali (esclusi i parchi e la zona collinare) Torino detiene senza dubbio il primato di una delle città con la maggiore superficie verde. E d’altronde cosa c’è di più torinese di un grande corso alberato, con i caratteristici “controviali” che se parli con un lombardo o un ligure (per non andare troppo lontano) sei costretto a ripetere per due o tre volte prima che i tuoi interlocutori capiscano che ti stai riferendo ad una caratteristica urbana che nelle loro città non c’è? Quando uno che non è di Torino imbocca corso Vittorio o corso Francia si trova in difficoltà: come girare a sinistra? Come uscire dal viale centrale? Domanda che anche i torinesi spesso si pongono, dopo alcune pittoresche pensate del Comune in fatto di viabilità.
Ma soprattutto gli stranieri ammirano l’imponenza e la lunghezza dei nostri viali alberati. 320 chilometri complessivi, che toccano sia il centro che la periferia. Sorprendentemente, si tratta di piante ancora in buona salute, anche se il Comune, per un motivo o per un altro, continua a disboscare senza rinnovare le alberate. I progetti più compromettenti sono comunque i lavori stradali: le piante patiscono i cantieri, come si può vedere in corso Francia, dove in alcuni punti dopo le opere per la metropolitana gli alberi sono stati abbattuti perché ormai compromessi. Peggio ancora potrebbe avvenire in corso Marconi, dove uno scriteriato progetto per (inutile) parcheggio sotterraneo rischia di abbattere le piante presenti su metà del corso; corso dove esisteva un viale verde già nel Seicento.
Le piante, a Torino, sono ovunque. La maggior parte è costituita da platani (all’incirca, sono 17mila), poi arriva la lunga schiera di tigli, di ippocastani, di olmi e di aceri: un esercito verde che vigila sulle strade di Torino. Piante che per la maggior parte sono state piantate nel Novecento, ma si trovano ancora esemplari di più lunga data, che hanno visto Cavour e Vittorio Emanuele: i viali alberati infatti vennero creati a inizio Ottocento (anche se le vie attorno a Torino già da due secoli erano decorate con piante ad alto fusto) e da allora ogni corso importante ebbe la sua sequela di olmi, di ippocastani e di platani. Proprio un platano, si dice, è il torinese più longevo ancora in vita: è quello del parco della Tesoriera. Poiché la villa venne eretta a partire dal 1713, è facile pensare che quel vegliardo sia stato piantato verso quella data. Se così fosse, il platano avrebbe da raccontare di Vittorio Amedeo II e di Juvarra, avrebbe sentito le note di festa dopo la battaglia dell’Assietta, avrebbe osservato nobiltà e popolo per trecento anni di storia torinese. Onore a te, decano dei torinesi!
(NoiAmiamoTurin, 28.10.2013)