I morti borbonici a Fenestrelle non furono 40mila, ma quattro

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fenestrelleTanto per sfatare la “leggenda nera” che vorrebbe addossare ai “piemontesi” in quanto tali tutti i difetti, le magagne e le storture dell’Italia di oggi. Quasi che essi, segnati da una colpa collettiva e portatori di un peccato orginale risalente all’Unità, dovessero espiare per tutti.

Una ricerca di Bossuto dai registri parrocchiali del paese ridimensiona le cifre del revisionismo risorgimentale, i cui seguaci si ritrovano al Forte per l’annuale cerimonia in ricordo di chi forse non è mai deceduto in quelle carceri.

Tra bandiere neo-borboniche e vessilli leghisti oggi si rende omaggio a Fenestrelle, a mezzogiorno, ai soldati del Regno delle Due Sicilie “detenuti e defunti” nel forte piemontese a cominciare dalla fine del 1860. Ma quanti furono i “napolitani” e i militi papalini morti di freddo o di fame, di malattie, nelle carceri sabaude? Storici e giornalisti, tanto meridionali quanto padani, hanno addirittura parlato di circa 40 mila vittime.

Per Juri Bossuto, invece, già consigliere regionale di Rifondazione comunista e ora volontario proprio a Fenestrelle, che si è recentemente laureato in Giurisprudenza all’Università di Torino con una tesi su questo argomento, i fatti emersi dagli archivi locali e dall’Archivio di Stato torinese «disegnano una fortezza diversa da quella descritta da chi, forse, vorrebbe l’Italia nuovamente divisa in monarchie». Le sue ricerche, soprattutto, ridimensionano in modo drastico e azzerano, anzi, le cifre spaventose care alla pubblicistica revisionista. Come spiega lui stesso: «Non si sa con esattezza quanti militari borbonici persero la vita al Forte San Carlo. Dai registri parrocchiali, però, precisi e puntuali, ne ho riscontrati davvero pochi. Ho trovato riferimenti a quattro morti nel novembre del 1860, in seguito a malattie polmonari». Aggiunge Bossuto: «I “napoletani” vennero alloggiati nei quartieri militari e nutriti fin da subito. La corrispondenza che ho potuto consultare cita i trasferimenti a Nizza dei prigionieri più anziani e cagionevoli, ma pure la preoccupazione per la nostalgia verso le proprie famiglie provata dai più».

Le nuove rivelazioni sul presunto “lager” dei Savoia, nella ricostruzione di Bossuto e del suo collaboratore Luca Costanzo, poggiano su un altro punto fermo: «I borbonici furono suddivisi nelle varie compagnie disciplinari, in attesa dell’incorporazione nell’esercito, di lì a poco italiano». Nel dicembre del ’60 «vennero trasferiti ai corpi di appartenenza, ed alcuni forse ritornarono al forte vestendo i panni e i gradi dei fanti Cacciatori Franchi. Rimasero alloggiati a Fenestrelle solo alcuni militari, ricoverati in infermeria per il freddo o per la sifilide. I decessi erano regolarmente annotati nei registri parrocchiali e nelle lettere inviate al comando di Torino». Tutto ciò non significa, ovviamente, che il numero dei morti sia limitato ai pochi nominativi di “napolitani” rinvenuti dal ricercatore torinese. Del resto «il vitto, unito al freddo costante della valle, non era sicuramente d’aiuto alla quotidianità dei soldati delle Due Sicilie». Ma questo, conclude Bossuto, «non può rendere vero quanto è stato scritto, come nel caso di Lorenzo Del Boca, su “chissà quanti morti che neppure avranno registrato!”. Sono concetti nati da suggestioni non avvalorate da alcun documento. La storia ci dice che Fenestrelle fu un carcere politico, militare e civile, molto complesso e di non facile vita. La storia documentata fa emergere poi le vicende di uomini e di donne protagonisti di quel luogo, così come il sacrificio di studenti, idealisti, combattenti libertari e prigionieri di guerra. La verità porta onore a tutti i i caduti, le bugie infangano tutti e ogni causa».

Oggi comunque al Forte di Fenestrelle è prevista una doppia cerimonia “anti risorgimentale” per i soldati del Regno delle Due Sicilie. Alle 12 ci sarà la commemorazione dei caduti, con l’affissione di una corona d’alloro alla lapide che li ricorda. Alle 14, nella Sala della Porta Reale, si terrà un convegno moderato da Mariagiovanna Ferrante e con la presenza di Fiore Marro, Fernando Luisi, Lorenzo Del Boca, Carlo Coppola, Luca Costanzo e Juri Bossuto, Vincenzo Maida. Sono stati invitati Antonio Saitta, presidente della Provincia di Torino; Michele Chiappero, sindaco di Fenestrelle, Marco Reviglio (direttore del Forte) e Mara Celegato (Progetto San Carlo).

(Massimo Novelli su “La Repubblica” – Torino dell’8 luglio 2011)

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