Brutte notizie da Fenestrelle: in una notte della scorsa settimana qualcuno ha pensato bene di andare a scrivere all’entrata della fortezza “viva il regno delle Due Sicilie” e due grosse svastiche a fianco del portone che accoglie il via vai dei tanti turisti, come per dire loro “attenzione! State entrando in un lager”.
Seppur la verità sui prigionieri dell’esercito delle Due Sicilie sia stata ampiamente documentata dalle precise ricerche di Barbero e di Bossuto, (ricerca del vero che a quest’ultimo è costata anche alcune minacce da parte di esponenti del movimento neoborbonico) c’è chi continua a disprezzare alla luce del giorno i Piemontesi, la loro lingua, la loro cultura e la loro storia di cui i monumenti sono i testimoni.
Ma questo non sarebbe la cosa peggiore, c’è da aspettarsi che da certi elementi possano giungere anche azioni volte a infangare la nostra storia. Il problema è che questi personaggi riescono addirittura a piazzare delle targhe commemorative (false) sui nostri monumenti dando a tutte le loro affermazioni tono di serietà e di riconoscenza ufficiale dei fatti da loro affermati. E noi? Noi non riusciamo nemmeno a far issare il nostro Drapò né dentro né fuori la fortezza, quando in tutto il mondo i monumenti sono contrassegnati anche (se non esclusivamente) dal vessillo del contesto storico del monumento.
L’associazione San Carlo, alla quale vanno mille meriti per aver reso il forte, in tanti anni di lavoro, fruibile ai turisti, sembra tuttavia che pecchi di ingenuità ad accordare a certi movimenti pseudo politico-culturali la libertà di fare un po’ quello che credono all’interno della fortezza, direttamente e non, manipolando la realtà e screditando i piemontesi come popolo ed etnia.
Direttamente, quando gli si è consentito di applicare la targa e, indirettamente, quando si pone l’accento sulla vicenda dei prigionieri. In particolare mi riferisco allo spettacolo “il racconto delle antiche mura”: uno spettacolo meraviglioso e suggestivo che incanta tanti turisti nelle splendide notti del forte, realizzato dai volontari del progetto “San Carlo”. Lo spettacolo è una passeggiata storica all’interno della parte inferiore della fortezza in cui si incontrano via via i personaggi salienti che la caratterizzarono con la loro presenza. Ad un certo punto viene ben messo in chiaro come i piemontesi siano stati “brutti e cattivi” con i poveri prigionieri borbonici, facendo prendere in antipatia il piemontese (nazista) e alimentando la solidarietà dei turisti (solidarietà che è espressa in buona fede poiché non sono al corrente della verità) con i prigionieri borbonici (le povere vittime meridionali da sempre oggetto di vessazioni da parte dei piemontesi).
Se siamo arrivati a questa situazione forse è giusto fare un mea culpa. Se non riusciamo a fare esporre i simboli storico-culturali come il Drapò piemontèis su un monumento che in quanto tale è patrimonio dell’umanità, ma soprattutto dei piemontesi, anche quando la “baracca” è gestita da piemontesi, allora forse se non è tutto perduto credo che lo sia al novanta percento, poiché non c’è più nessun senso d’appartenenza.
Rimane solo una gran rabbia e un amaro in bocca che è difficile da mandar giù poiché se è vero che i piemontesi non erano italiani, purtroppo credo che in molti oramai lo siano diventati.
Arvirom-se piemontèis!
L. 23.10.2016
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