Nella tarda sera di ieri, 13 luglio 2016, nel pieno centro di Moncalv/Moncalvo è collassato il vecchio ex-Ospedale San Marco. Solo per grazia divina si sono evitati morti e feriti.
Tre piani sono rovinati sulla via sottostante (che, ovviamente, si chiama via-Roma, in spregio a tutta la nostra storia: Moncalvo è stata la prima capitale del marchesato del Monferrato fino al 1306).
I mezzi di informazione riferiscono doverosamente che sono giunti immediatamente sul luogo del crollo i vigili del fuoco di Asti, i carabinieri, parte del consiglio comunale con il sindaco Fara, un signore che non è nemmeno in grado di esporre una bandiera piemontese fuori dal palazzo municipale. Tutto questo spiegamento di autorità per stabilire cosa? Che il crollo è dovuto al maltempo! Come se in Piemonte fosse normale che ogni volta che piove alcuni edifici vengano giù.
L’ospedale di Moncalv/Moncalvo fu costruito nella seconda metà del XIX secolo grazie ai lasciti e alle donazioni dei generosi cittadini moncalvesi.
La struttura, oggi di proprietà dell’Asl di Alessandria, è stata adibita a ospedale fino all’inizio degli anni 2000. Poi qualcuno decise di costruire un poliambulatorio costosissimo lontano dal centro abitato, quando con meno della metà dei soldi si sarebbe potuto aggiustare l’ospedale vecchio. A chi giovò? Fatto sta che l’edificio dieci anni fa venne abbandonato al degrado e, come ampiamente prevedibile (e chi ci avrebbe guadagnato?), nessuno mai si preoccupò di intervenire con lavori di manutenzione, malgrado cadessero sulla strada mattoni e calcinacci.
Ora non c’è più. Qualcuno potrebbe anche esserne contento: una bella area libera e edificabile per costruirci un bel casermone nuovo con supermercato annesso.
Tranquilli, Moncalvesi, che da abitanti dell’antica capitale monferrina siete ora cittadini della “città più piccola d’«italia»”: questo è solo un assaggio. Sindaco e carabinieri accorreranno ben presto a far finta di strapparsi i capelli sulle rovine dell’antica chiesa di San Giovanni Battista, affrescata da Guglielmo Caccia «Il Moncalvo» (1568-1626) e testimone di eventi straordinari nella metà del Seicento. Anch’essa nata dalla generosità dei Moncalvesi è oggi abbandonata al degrado più totale, in attesa del crollo definitivo, forse alla prossima “ondata di maltempo”.
È l’eliminazione dell’identità storica piemontese, perpetrata anche attraverso l’eutanasia silenziosa di monumenti che, benché spesso considerati “minori”, rappresentano tasselli importanti della nostra storia e sono testimoni della nostra civiltà.