Turin, 9.6.2016 – Ormai è ufficiale, possiamo leggere le dichiarazioni di Andrea Flamini “Giandoja” riportate su La Stampa di oggi. L’Associassion Piemontèisa sta perdendo la sua battaglia ultradecennale contro l’ostilità e il disinteresse delle istituzioni (Comune-Provincia-Regione).
In altre città non troppo lontane da Torino alle associazioni storiche e benemerite si concede l’uso gratuito di interi palazzi aulici del Cinquecento. Qui si sta cercando da anni di togliere dai piedi l’Associassion Piemontèisa con la scusa – perché è soltanto una misera scusa – dell’affitto all’Atc.
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I tentativi di correre ai ripari si contano a decine; anche Gioventura Piemontèisa si è mossa in più di un’occasione. Niente, le istituzioni hanno eretto il “muro di gomma” e si sono schermite dietro la burocrazia.
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Adesso siamo alla resa dei conti. E visto che oramai abbiamo esperienza da vendere ci lanciamo con le profezie: cosa potrebbe accadere?
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1- Verranno posti i sigilli alla sede di Palazzo Birago di Vische. Così il Comune di Torino avrà messo Giandoja in mezzo alla strada.
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2- Poco dopo “qualcuno” (i vandali?) entreranno all’Associassion Piemontèisa e faranno man bassa dell’immenso patrimonio archivistico sulla cultura, la lingua e la tradizione piemontese e dell’unico Centro di Documentazione Demologico sulle Tradizioni, un tesoro raccolto e curato da Andrea Flamini in oltre 70 anni di lavoro e passione.
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3- La Festa di San Giovanni – plurisecolare ricorrenza torinese, caduta nell’oblio dopo la cosiddetta “unità d’italia” (guarda caso) e resuscitata proprio da Andrea Flamini e dall’Associassion Piemontèisa – passerà finalmente di mano: verrà appaltata a qualche “amico” che la trasformerà nell’ennesima insulsa baracconata comunale dove le danze extraeuropee avranno lo stesso (o maggiore) spazio delle tradizioni piemontesi. Solo allora verrà sommersa di finanziamenti.
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4- Il palazzo Birago di Vische verrà riconvertito a residenza di prestigio o, in alternativa, verrà assegnato (gratuitamente) a qualche circolo di amici degli amanti degli amici.
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«Non è colpa nostra. Noi abbiamo lavorato tanto e con passione per promuovere la tradizione piemontese e la festa del Patrono di Torino. Abbiamo contribuito a farla diventare un momento di grande splendore per la città. Però nessuno ci ha aiutato economicamente e così non ci resta che chiudere». Così dichiara sconsolato Andrea Flamini, e noi di Gioventura Piemontèisa possiamo dare testimonianza diretta che le cose sono andate proprio così.
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È proprio di questi giorni l’inaugurazione del cosiddetto “Polo del Novecento” (che non si capisce bene cosa sia e che, soprattutto, non dà fastidio a nessuno: il Novecento è trascorso in tutto il mondo…): per questa sede il Comune ha reperito ben 10 milioni di Euro. Ma non ha trovato negli ultimi anni la ventesima parte per salvare l’Associassion Piemontèisa e la Festa di San Giovanni. Ci prendono per il culo.
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Lo snaturamento della Festa di San Giovanni e la distruzione dell’Associassion Piemontèisa resteranno come una vergogna perenne per il Comune di Torino, che si dimostra così sempre più ostile e nemico dell’identità torinese. Un Comune razzista.
Un altro grande passo verso la sostituzione dei Piemontesi a Turin.
LACRIME DI COCCODRILLO.
AFFAIRE ASSOCIASSION PIEMONTÈISA – IL SINDACO DI TORINO FUORI TEMPO MASSIMO
Comunicato pre-elettorale da parte del Comune dopo che la notizia della distruzione dell’Associassion Piemontèisa di Andrea Flamini è diventata di dominio pubblico.
“Non ci sarà sfratto né chiusura per l’Associassion Piemontèisa – fa dichiarare il Sindaco – l’Associazione rappresenta un pezzo del patrimonio storico e culturale della Città che deve essere salvaguardato. Stiamo lavorando da mesi per sostenere l’associazione in modo strutturale, anche con il coinvolgimento di partner privati, per la realizzazione dell’appuntamento con i festeggiamenti del 24 giugno e perché venga rilanciata l’attività culturale del gruppo”.
Sono balle, non ci crediamo.
Cos’hanno fatto nei 20 anni precedenti, oltre a vessare il povero Flamini? (che da oggi è grave in ospedale?). Chi sono questi fantomatici «partner privati»? Vogliono far diventare “cosa loro” anche la cultura piemontese?
Troppo tardi, signor Sindaco, se ne occuperanno direttamente i Piemontesi. Voi avete già fin troppo dimostrato la vostra incapacità e la vostra malafede.