Cosa c'entra la Banca dell'Etruria con il parcheggio torinese di corso Galfer che distrugge l'area archeologica di Pietro Micca?

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Il post apparso oggi su diverse pagine facebook.
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[Turin – 14.12.2015] Indovina indovinello… Cosa c’entra la Banca dell’Etruria, della quale tanto scrivono i giornali in questi giorni, con il parcheggio torinese di corso Galfer?

La triste vicenda della banca toscana, una storia tutta italiana, pare non avere fine e coinvolgere ormai anche il Presidente del Consiglio Matteo Renzi.

Se si vanno a leggere le visure relative a chi sta realizzando il parking interrato in piena area archeologica, si scopre che il 20% delle quote è detenuto dalla cooperativa “Castelnuovese”. Per chi non lo sapesse questa è una delle più note coop di costruzioni della Toscana, aderente alla Lega delle cooperative, il cui presidente fino al 25 luglio 2014 è stato Lorenzo Rosi, che a maggio di un anno fa ha iniziato il mandato da presidente della Banca dell’Etruria, dopo essere stato vice (dal 22 febbraio 2013) e prima membro del cda (dal 27 aprile 2008). Prima e dopo Rosi ha seduto in consigli di amministrazione di molte aziende, in particolare delle costruzioni, che hanno avuto affidamenti dalla banca.

Cioè l’attuale presidente della banca (ma dal 2008, quando è iniziata l’opera, già membro del cda – quindi non l’ultimo arrivato) è il presidente della Castelnuovese, che controlla il 20% di Park TGF scarl, esecutore dell’opera (almeno a quanto si evince dal cartello sul cantiere).

Non sappiamo ancora se il parcheggio abbia goduto di finanziamenti dalla banca (qui pare tutto un segreto di stato…), né se a questo punto la vicenda della Banca possa avere ripercussioni sulla realizzazione dell’opera, ma è certo che ci troviamo di fronte a un inciucione all’italiana che spiega tantissime cose: dalle “leggerezze” della Soprintendenza alle posizioni del Comune e non vorremmo che, in base al contratto sottoscritto, il Comune si dovesse costretto a versare altro denaro pubblico come “compensazione”, dal momento che “in caso di ritrovamenti archeologici” la società doveva venire indennizzata.

Ora, visto che anche i paracarri a Torino sapevano che lì sotto c’erano le gallerie di Pietro Micca, una domanda un po’ maliziosa sorge spontanea: è stato tutto un caso?

Pietro Micca 2015


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