Dopo poco più di una settimana la notizia del nuovo crollo del Castello di Frinch/Frinco sta finendo nel dimenticatoio, normalizzata dalle dichiarazioni tranquillizzanti dopo i soliti inutili “sopralluoghi”. È evidente la volontà di non volere andare a rimestare questa vicenda tutta “all’italiana”, caratterizzata da soprusi, ingiustizie, interessi e amici degli amici. Sui social ci si domanda: «chissà perché i giornalisti hanno PAURA di scrivere quello che si cela dietro questa tristissima storia?» .
Lo si era già capito la scorsa settimana che avrebbero messo la sordina: la vera notizia era che il vicesindaco (che gestisce tutta la comunicazione, giacché la sindaca è di Busto Arsizio) era giunto “tempestivamente” sul luogo del crollo (tempo di mettersi i pantaloni e attraversare la strada), mentre i Vigili del Fuoco transennavano nuovamente l’area.
Sui giornali il crollo sembra ora soltanto un brutto tiro del destino cinico e baro che si ostina a non lasciare in pace l’antico maniero piemontese del XII secolo, testimone di momenti memorabili della nostra storia. Il solerte Comune di Frinco, non pago di avere avallato la vendita illegittima del Castello (diverse cause sono ancora pendenti), pare voler proseguire imperterrito per la sua strada e pare anche che il “nuovo proprietario” (sub judice) voglia – ahinoi! – riprendere non appena possibile quello che (con una buona dose di ottimismo) viene ancora chiamato “restauro”. Lo riferisce il portavoce unico di Frinco sui giornali, il vice-sindaco Gaspardone, che chiama il paese “Frinco Beach” (scontento per la sua posizione geografica? derealizzazione? auspicio di un cataclisma che riporti il mare sulle colline?)
Non un solo accenno agli studi commissionati da tempo dal Comitato «SCF – Salvaguardia Castello di Frinco» che hanno evidenziato l’instabilità dell’intera collina a causa dell’interruzione e della deviazione delle canalizzazioni storiche in seguito alla costruzione di nuovi edifici. Tutto Frinco è a rischio, ma nessuno lo dice e a “Frinco Beach” la festa continua.
Con i “sopralluoghi” ora si cerca di “capire” perché il muro di calcestruzzo di dieci metri per venti appena terminato ha ceduto. Il fatto che si fosse deciso di contenere la parete di una collina intrisa d’acqua con la costruzione di un enorme muro che la appesantiva ulteriormente ci lascia perplessi e incuriositi… Anche un bambino avrebbe capito che un muro di cemento così pesante (potevano essere 200 tonnellate! chi lo ha autorizzato?…) sarebbe scivolato a valle. Ma ora i tecnici cercheranno di “comprendere le cause”… Diamo loro un piccolo aiuto, registrato l’anno scorso:
https://www.facebook.com/CastellodiFrinco/videos/735819216480631/
Il muro di cemento ha resistito la bellezza di una ventina di giorni (e qui applausi e complimenti sono d’obbligo) e poi – sorpresa! – nel pomeriggio di lunedì 23 novembre è venuto giù portandosi dietro un altro pezzo del castello. «…Il Castello di Frinco ha concesso un inaspettato bis del crollo del febbraio dello scorso anno…», scrive qualche giornalista, con un linguaggio tra l’irriguardoso e l’idiota. Ci va poi un bel coraggio nel dire inaspettato: senza impegnarsi troppo nel leggere, bastava guardare le figure nel profilo facebook del Comitato SCF. Questa, ad esempio, la copertina di maggio dove si legge LO SANNO TUTTI CHE CROLLERÀ:
A sentire certuni pare quasi di trovarsi davanti a qualche spettacolo di baraccone nella fiera di Frinco Beach e non di fronte a una tragedia per l’identità di Frinch e dell’intero Piemonte: in qualsiasi paese del mondo un castello come quello di Frinch sarebbe perfettamente restaurato, visitabile e costituirebbe una fonte di guadagno per tutta la popolazione del paese.
Ciò che è ancora peggio è la totale assenza delle istituzioni che dovrebbero conservare i nostri monumenti, nonché della politica: dove sono la soprintendenza (c’è ancora? Serve a qualcosa?), la Regione Piemonte, i parlamentari – il Piemonte ha dei rappresentanti a Roma o questi sono soltanto degli inutili segnaposto?
Per ultimo: non è che per caso qualcuno ha interesse che il castello crolli e stia cercando di tirarla alle lunghe per favorire questo esito “naturale”?
2.12.2015
Fotografie: Morgan De Santis, Silvia Ferraris, Comitato SCF, Amici del Castello di Frinco