Questi della giunta sono dei corpi estranei a Torino. Sono brutti dentro e vogliono imbruttire la nostra bellissima Capitale. Il primo atto importante è quello di prenderne coscienza e capire che tutto ciò che sta avvenendo su questa linea non è affatto casuale: distruzione dei nostri beni culturali, cancellazione della nostra storia, modifica dello skyline con annessi falli architettonici, promozione di manifestazioni pseudoculturali depravate e inutili, snaturamento della nostra identità ecc. ecc.
Dopo le numerose segnalazioni sia dei cittadini che del Consiglio Comunale la Giunta continua imperterrita a svendere le piazze auliche della nostra città deturpandole in questo modo. Facciamo sentire la nostra voce, tuteliamo la bellezza della nostra città..
SABATO 28 NOVEMBRE 2015 ALLE 15 IN PIASSA VITÒRIO A TURIN
Stavolta l’hanno fatto davvero troppo grossa. In tutti i sensi. Non è umanamente possibile che nell’intera giunta comunale – dodici individui che mi ostino ancora, contro ogni evidenza, a supporre psichicamente normodotati – non ci sia stato uno, dico uno, che abbia manifestato una civile contrarietà a un’immane cagata come quella specie di pollaio per galline giganti di Marte che da ieri devasta piazza Vittorio.
Ebbene, se tra quei dodici disperati ne resta almeno uno in grado di intendere e di volere, si faccia avanti: si dissoci, si dimetta, si salvi dal marchio di infamia. In un’occasione simile – pur meno drammatica – ci fu un assessore, Lorusso, che ebbe un sussulto di dignità. Spero che quell’esempio sia imitato da altri. Chi tace acconsente. Ce ne ricorderemo a giugno.
Organizziamo la resistenza
Ma questo principio – chi tace acconsente – vale anche per noi. Per tutti i torinesi. Ce ne resteremo qui a sdegnarci a mezzo Facebook? Acconsentiremo, ridicoli leoni da tastiera, che lo scempio venga perpetrato, a spregio del buongusto, della civiltà, del rispetto dovuto a noi e alla città che a tutti noi appartiene?
Ma almeno facciamoci sentire. Organizziamo la resistenza. Urliamo forte che ne abbiamo pieni i coglioni, che non intendiamo più tollerare simili insulti, e che l’Immane Bubbone deve scomparire.
SUBITO.
Possiamo farlo. Abbiamo gli strumenti per farlo. Tempestiamo di mail e tweet di protesta Filura e i suoi sodali. Manifestiamo civilmente davanti all’obbrobrio. Boiccottiamo la multinazionale che si è permessa di imporci, con la forza di quattro soldi di merda, l’immane schifezza. Ma vadano a farsele a Tokio, ‘ste vaccate.
Questi signori – i politici e i mercanti – devono imparare che a casa nostra i padroni siamo noi, non loro. Noi li manteniamo, con i nostri voti, le nostre tasse, i nostri acquisti: e loro ci devono portare rispetto. Devono rigare dritto, non prendersi certe libertà alla facciaccia nostra.
Spieghiamoglielo con cortese fermezza: in primis, vanificando la ragion d’essere dell’obbrobrio. Trasformiamoun’operazione promozionale in una Waterloo d’immagine, in una Caporetto del marketing.
Perché, vedete, lammerda di piazza Vittorio è lì per vendere qualche mercanzia. Per attirare i citrulli. Chiunque ci entrerà, anche soltanto per curiosare, sarà complice dell’Immenso Bubbone quanto il sindaco di Torino, il presidente della multinazionale, e il devastato ideatore del babà elettroniko. Lorsignori protervamente ci considerano sudditi, pecoroni, minorati privi di dignità e senso estetico. Per questo si permettono certe libertà: perché sono convinti dell’impunità. Sono convinti che ci beccheremo anche quest’altro schiaffone e diremo pure che ci piace.
Vogliamo davvero dargli ragione?
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