L’impresa appaltatrice ha presentato il progetto del parcheggio sotterraneo nel bel mezzo dell’area archeologica della Cittadella, modificato per farlo girare intorno ai reperti che non sono ancora stati abbattuti. Ora la palla ripassa al Comune (che ha detto, bontà sua, che questa volta non lascerà fuori dalla porta i cittadini che si sono interessati alla faccenda) e alla Soprintendenza. E di questo siamo molto preoccupati.
Il progetto potrebbe ripetere lo scempio delle ghiacciaie di Porta Palazzo e della loro attuale incredibile “valorizzazione”.
Siamo preoccupati e non abbiamo alcuna fiducia perché stavolta, verrebbe da dire, «l’han fatta grossa»: hanno permesso l’abbattimento di oltre cento metri della Galleria magistrale della Cittadella sotterranea di Torino, precludendo l’accesso al Pastiss e assecondando l’ennesima speculazione edilizia. E purtroppo non è solo stavolta: la Soprintendenza non è nuova in riverenze al potere.
Negli ultimi anni abbiamo visto sparire, fra tutto il resto, una villa della Roma imperiale e fortificazioni settecentesche sotto piazza Vittorio, un ponte del Seicento (costruito per le nozze di Vittorio Amedeo I con Maria Cristina), un bastione del Cinquecento e una casa romana sotto piazza San Carlo, mura romane e ghiacciaie secentesche sotto piazza Emanuele Filiberto, ecc. ecc. (per tacere di tutta l’archeologia industriale, andata pressoché interamente distrutta).
OPERE “SERIALI”
«Vista una, viste tutte» ha scritto il consigliere Viale a proposito delle Gallerie della Cittadella. Potrebbe essere una semplice ammissione di ignoranza, senonché anche la Soprintendenza definisce sprezzantemente “opere seriali” le gallerie e le fortificazioni del sottosuolo di Torino; quindi, per loro, non è quindi una gran perdita buttarne giù una parte.
La Soprintendenza torinese gioca a mostrarsi “più realista del re”. Addirittura il Comune, già il 19 marzo, definiva queste opere sotterranee «autentico unicum per la complessa ed originale architettura, nonché capolavoro dell’ingegneria e della strategia militare del XVI secolo». L’opinione è condivisa dai maggiori archeologi esperti del sottosuolo di Torino; se non fosse così non si capirebbe perché lo stesso direttore generale del ministero sia corso in fretta e furia da Roma per revocare l’autorizzazione alla distruzione di gallerie e fortificazioni. Pare di trovarsi, insomma, di fronte a un medico che invece di curare un paziente gli fa l’eutanasia.
“NON È DI NOSTRA COMPETENZA”
Come al solito in Italia non si trova mai un responsabile. La Soprintendenza – “le soprintendenze” – non fanno eccezione e tendono a nascondersi dietro limiti di competenze e intralci burocratici. Ad esempio, per la Soprintendenza archeologica le Gallerie della Cittadella (XVI/XVII secolo) “valgono meno” di una villa o di una torre romana. Questo non ha impedito il loro benestare alla distruzione della domus di piazza Vittorio né al già citato “incastramento” della torre romana fra i muri del parcheggio di piazza Emanuele Filiberto.
L’altra soprintendenza, per contro, ha però vincolato l’edificio più vituperato di Torino, il Palazzaccio di piazza San Giovanni, benché risalente soltanto al 1965. «Si tratta di un palazzo tutt’altro che brutto, dichiarò Luisa Papotti nel 2011; …è democratico (sic!) e anti-retorico e va difeso perché incarna la Torino degli Anni ’50 [evidentemente già sorpassata, perché terminato dieci anni dopo, ndr]». E lo ha messo sotto tutela. Di palazzacci così sono piene le periferie del mondo, eppure questo capolavoro non è stato definito “seriale”.
LARGO, LARGO! CROLLA TUTTO!
La Soprintendenza insiste nel dire che la Galleria magistrale affiorata – quella che è stata abbattuta in gran segreto prima che i cittadini venissero informati – era “pericolante”. Questo non è vero: era emersa in condizioni perfette, con tanto di scritte settecentesche, conservata ancor meglio delle gallerie attualmente visitabili nell’àmbito del Museo Pietro Micca.
È stata proprio la Soprintendenza a decretarne la distruzione, e solo l’intervento del Museo Pietro Micca ha evitato le scene in stile ISIS e ha consentito lo smontaggio delle volte e la conservazione dei mattoni. Il resto è finito direttamente in discarica.
Ma qui ci stanno girando la frittata. Il crollo c’è stato poiché, ovviamente, la malta non ha resistito alle temperature della superficie; bastava non portarle all’aria aperta, condizione ambientale non prevista per un’opera muraria che, naturalmente, deve stare sottoterra. Sarebbe un po’ come togliere una trota dall’acqua e stupirsi poi se muore soffocata.
Il crollo ha coinvolto 30 metri di galleria; a chi è da attribuirsi la colpa della distruzione degli altri oltre cento metri? Perché la Soprintendenza ha poi fatto una così clamorosa marcia indietro impedendo, una volta scoperti gli altarini, la distruzione della galleria del 1689? Ci pare ci sia un’incongruenza di fondo. O no?
GRAZIE AL…
Viale, La Ganga e Soprintendenza dicono che è stato “grazie” ai lavori del parcheggio che la Cittadella sotterranea è stata scoperta.
L’esplorazione delle gallerie è stata oggetto di studi profondi e di attenti lavori, promossi dal compianto generale Guido Amoretti, da parte dei volontari del Museo Pietro Micca per diverse generazioni. Mai una volta che il Comune abbia mostrato interesse a sostenere questo impegno per la storia della città, a promuovere il recupero di altre gallerie, a estendere il percorso di visita. Mai investita una lira per un Museo che risulta da sempre tra i più apprezzati di Torino. Invece i soldi per parcheggi interrati, sottopassi e “valorizzazioni” varie li hanno sempre trovati.
Adesso ci dicono pure di ringraziare il cantiere, che ha dissotterrato, danneggiandole, opere concepite per stare sottoterra e poi le ha in parte demolite in fretta e furia per mettere i Torinesi di fronte al fatto compiuto. Opere che nessuno di noi aveva mai visto semplicemente perché il Comune se n’è sempre altamente fregato.
In Soprintendenza si schermiscono: le mappe storiche non erano precise, i reperti erano più in là di qualche metro… Qualche metro? I metri di galleria abbattuti sono stati un centinaio; con quale criterio in Soprintendenza valutano la rispondenza delle mappe storiche e autorizzano le demolizioni? Era loro preciso dovere fermare tutto e procedere con altre rilevazioni prendendosi tutto il tempo necessario. E non dimentichiamo che, senza l’intervento diretto dei Torinesi, tutto sarebbe stato spianato e sarebbe andato perduto per sempre, alla faccia dei pezzi di carta.
“ESTERREFATTI”
La Soprintendenza si è detta sorpresa di essere ora accusata di avallare troppe distruzioni, mentre di solito la criticherebbero per non permettere “lo sviluppo della città” a causa dei troppi vincoli. Chissà dove hanno dato questo film? Che siano solerti nell’impedire l’apertura di nuove finestre in abitazioni private lo si sa. Ma ci sono sempre due pesi e due misure: chi ha tolto il vincolo alla fabbrica della ex-Diatto (tramite una datazione falsa) per consentirne l’abbattimento (avvenuto sopra i resti dell’acquedotto romano di via Botero)? Chi ha autorizzato lo scempio delle ghiacciaie di Porta Palazzo? Chi ha permesso l’abbattimento di Stazione Dora, della Venchi Unica, dell’area Westinghouse?
«LASCIATE FARE A NOI»
…ha scritto Viale sui social; visti i precedenti non siamo affatto tranquilli. Una Soprintendenza che si schiera acriticamente dalla parte di chi strilla che “se non si può più scavare si frena lo sviluppo” (come se lo sviluppo fossero i parcheggi sotterranei nei centri storici…) è un ente che, invece di compiere valutazioni di natura tecnica e scientifica, fa dipendere il proprio operato da valutazioni politiche e di opportunità, infischiandosene delle ripetute istanze avanzate anche in passato dai Torinesi. Questo atteggiamento supponente e ostile verso i cittadini che si preoccupano della propria storia ci lascia dubbiosi sul suo operato e costringerà Gioventura Piemontèisa a intraprendere a breve altre azioni legali nei suoi confronti.
Le Soprintendenze, se si attenessero sempre ai loro compiti, sarebbero istituzioni fondamentali per la salvaguardia della nostra identità. Invece spesso sono più attente agli equilibri politici e alle convenienze economiche che alla difesa delle nostre testimonianze storiche e identitarie.
La differenza fra noi e loro è che per noi la nostra identità costituisce un bene intangibile – e per questo deve essere tutta conservata; loro, invece, hanno scelto la via del “male minore”, che però rimane sempre un male. Così ci si pone su un piano inclinato che sfocerà necessariamente nell’eliminazione di qualsiasi tipo di tutela.
Quando passerà lo sventurato disegno di legge Renzi-Madia-Padoan sulla riorganizzazione dell’amministrazione statale le soprintendenze verranno smantellate e mangiate dalle prefetture, anacronistiche istituzioni degne di un paese coloniale. Da notare: non dalle Regioni, ma dai “controllori”, dai commissari politici nominati da Roma. Le soprintendenze, d’altronde, non hanno alcun legame con i territori, sono soltanto l’articolazione di uno Stato lontano che si comporta come un moloch che divora tutto quanto gli sta sotto: anch’esse verranno divorate e ciò porterà questo Stato ancora più al di fuori del contesto civile. L’ennesimo blitz all’italiana per garantirsi le mani libere in occasione di qualsiasi prossimo scempio. Arroganza, supponenza, ignoranza e autoritarismo senza limiti.
Ora ci domandiamo: perché non fanno un bel parcheggio interrato sotto il Campo del Palio di Siena o un bel grattacielo sanpaolo dietro Santa Croce a Firenze? Perché a Roma (per la quale non si è esitato a cambiare la costituzione per renderla autonoma) la tutela dei beni culturali dipende dal Comune/Roma Capitale, mentre noi dobbiamo finire sotto le prefetture? Perché la nostra storia e la nostra identità deve sempre venire nascosta o distrutta? Perché i Piemontesi sono sempre cittadini di serie B? Perché si trovano 250milioni per la Città della Scienza di Napoli e a Torino non ci sono i soldi per il Parco Archeologico Pietro Micca? Perché i Piemontesi valgono sempre meno? Il problema è nel manico e fino a quando non ne prenderemo coscienza saremo sempre costretti a rincorrere gli avvenimenti e a turare le falle.
29.7.2015