L’ecomostro dell’architetto romano Massimiliano Fuksas – presentato pomposamente come «uno dei punti qualificanti della rinascita urbanistica dell’area di Porta Palazzo» – ha sostituito il padiglione degli Anni ’60 del mercato dell’abbigliamento, nell’area nord-ovest della grande piazza torinese denominata ufficialmente “della Repubblica” che ospita il più vasto mercato all’aperto d’Europa. L’idea è stata degli assessori Fiorenzo Alfieri e Elda Tessore della giunta Castellani.
La storia inizia nel 1997, dopo che il Comune approva un progetto di riqualificazione del mercato di Porta Palazzo che prevede, tra l’altro, l’abbattimento e la ricostruzione di uno dei quattro padiglioni commerciali. L’«archistar» Fuksas vince il concorso.
La difficile trattativa con gli esercenti dell’abbigliamento si conclude con la temporanea collocazione delle loro attività in prossimità dell’imbocco dell’autostrada per Milano. I lavori si prolungano per tre anni, caratterizzati da forti tensioni fra i progettisti, i costruttori ed il Comune, al punto che lo stesso Fuksas arriva a “disconoscere” l’edificio. Dopo tanto tempo gli operatori dell’abbigliamento hanno radicato la loro attività nella nuova collocazione, e decidono di non tornare a Porta Palazzo.
Il Palafuksas si ritrova così senza alcuna destinazione d’uso, lasciando libero sfogo alla proverbiale fantasia di Palazzo Civico: un museo dell’acqua? uno della Moda? uno del cioccolato? La scelta cade sulla proposta di un’ennesima sede per mostre temporanee di arte e di design (tanto per “dialogare” con un quartiere da sempre problematico).
Nel 2008 il Comune firma finalmente un protocollo d’intesa con la cooperativa abbigliamento, e l’assessore Altamura annuncia l’inaugurazione entro la fine del 2009. Il Sindaco inaugura finalmente il Palafuksas il 25 marzo 2011 – ormai in piena campagna elettorale – ma i lavori di rifinitura sono ancora da completare. Il palazzo (ribattezzato… “Palatino” – ma negli anni è stato anche definito “Palaspreco”) accoglierà non più un “mercato” bensì uno “shopping center”, oltre a locali per mostre e un ennesimo ristorante, ovviamente (vista l’area) “esclusivo”. L’arch. Fuksas non partecipa nemmeno alla cerimonia con la scusa che, piuttosto che con una e-mail, avrebbe gradito l’invito per telefono. L’apertura è prevista all’inizio dell’estate.
«Senza un’identità definita, fin dalla nascita collocato in quel territorio di mezzo dove mal convivono destinazione commerciale e promozione culturale … non sembra aver trovato una sua collocazione precisa neanche adesso … Il risultato è una sorta di moloch non terminato, che ha già ospitato alcune sporadiche iniziative – una parte della prima Triennale di Torino, anch’essa andata alla deriva dopo appena due edizioni), ad esempio – per poi assistere alla sostanziale chiusura e l’inizo del deperimento dell’edificio.
Ora il recupero ed il rilancio, senza idee ben chiare, ma con diversi interrogativi aperti. Qual è il senso di proporre quello che sarà un centro commerciale in pieno centro di una città come Torino? E comunque, perché lasciare la destinazione indeterminata, e non puntare – ad esempio – sul settore di mercato dedicato ai piccoli produttori, visto che la città pare puntare molto sull’enogastronomia?» (www.artribune.com)
I Torinesi hanno pagato questa bruttura quasi 15 milioni di euro.
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- La Torino bocciata (Alessandro Mondo, La Stampa, 25 settembre 2007)
- Intervista al Palafuksas (Guido Aragona, Il Cannocchiale, 30 ottobre 2007)
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Porta Palazzo (Piazza della Repubblica, detta Pòrta Pila, Pòrta Palass – già piazza di Emanuele Filiberto, piazza d’Italia, place d’Italie, piazza di Porta Palazzo, piassa dla Vitòria)
Sul trono piemontese c’è il Duca Vittorio Amedeo II quando tutta l’area settentrionale di ingresso a Torino è interessata da un rinnovamento urbanistico profondo intorno alla Pòrta Vitòria (1722), con l’intenzione di costruire una piazza d’armi. Il progetto viene affidato (1711) all’architetto Michelangelo Garove che però di lì a poco morirà; l’incarico passerà a Filippo Juvarra (1714).
La Porta Vittoria, che si trovava al centro del settore sud, viene demolita nel 1800 e sostituita con la Fontana dei Delfini (Ottino), i cui zampilli sono alimentati dalla vicina sorgente di Santa Barbra.
Un secolo dopo gli interventi juvarriani tocca a Lorenzo Lombardi (1819) e a suo figlio Gaetano (1830) progettare la grande piazza ottagonale, prolungando le due maniche di Juvarra (che terminavano all’altezza delle mura romane – vicolo delle Tre Galline) rispettandone lo spirito originario. La nuova piazza viene dedicata al Duca Emanuele Filiberto, il vincitore di San Quintino e il fondatore del Piemonte moderno. Altri architetti che vi operano sono Frizzi, Formento, Blachier, Mosca.
Nel 1835 vi vengono trasferiti i mercati di piazza delle Erbe (p. Palazzo di Città) e di piazza del Corpus Domini e, l’anno successivo, i mercati alimentari sono posti al coperto in due fabbricati progettati dall’ingegner Barone sul lato sud.
Porta Palazzo, negli ultimi decenni pretesto per diffondere uno stereotipo distorto su Torino, è il luogo da dove partì l’innovativa esperienza industriale del Nicese Francesco Cirio (una lapide sulla piazza lo ricorda). Fu all’Osteria del Centauro, di proprietà del padre, che risuonarono le prime note di Francesco Tamagno, il più grande tenore del XIX Secolo. Dall’incontro a Pòrta Pila fra mercanti e compratori di tutto il Piemonte è scaturita una parte importante della ricchezza lessicale della lingua piemontese, dell’elaborazione di infinite e colorite espressioni idiomatiche e gergali.
Il mercato coperto detto “Tettoia dell’Orologio” (lato nord-est) viene edificato nel 1916.
Nel 1946 la piazza assume la denominazione della Repubblica, mai entrata nell’uso comune.
Il nuovo padiglione del mercato dell’abbigliamento, inaugurato il 7 maggio 1966, è predisposto allo smontaggio e al rimontaggio in altro sito, poiché il piano regolatore dell’epoca prevede il trasferimento di tutti i mercati di Porta Palazzo non appena individuate nuove aree adeguate ad ospitarli. Ciò, purtroppo, non avverrà, e meno di dieci anni dopo la struttura mostrerà già tutta la sua inadeguatezza.
(NoiAmiamoTurin, 2011)