18 marzo 2011 – La demolizione di Stazione Dora a Turin

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Stazione Dora poco prima della demolizione
Stazione Dora poco prima della demolizione, ripresa fra il degrado dell’ultimo tratto del rudere dell’omonimo cavalcavia.

«In questa città, nel silenzio generale, succedono cose che ti lasciano senza parole; e più le approfondisci, meno trovi le parole per capirle e raccontarle. Una di queste è l’improvvisa ma preannunciata demolizione, pochissimi giorni fa, della stazione Dora, un edificio storico del 1858 – la più antica stazione ferroviaria esistente in Torino, più vecchia di Porta Susa, più vecchia di Porta Nuova. 

Ormai da molti mesi si erano formati nel quartiere gruppi di cittadini che combattevano per il recupero dell’edificio, presentando progetti alla circoscrizione 5 e alle autorità. La stessa Soprintendenza alle Belle Arti, contattata dai cittadini, aveva risposto che non era concepibile l’abbattimento di un edificio di oltre 150 anni di età e che costituiva il punto di riferimento geografico di mezza Torino nord (poi dopo averlo detto è sparita, e non ha più risposto nemmeno alle raccomandate). Dopodiché, il Comune ha detto che l’edificio andava abbattuto per farci passare sotto un nuovo sottopasso sull’asse di corso Mortara, che dovrebbero costruire dopo avere abbattuto la vecchia sopraelevata (e anche su questa scelta ci sarebbe da discutere, ma non divaghiamo).

Peccato che, come già faceva la sopraelevata, a maggior ragione il sottopasso avrebbe potuto passare sotto o attorno all’edificio senza richiederne la demolizione; e peccato che per il sottopasso in questione non ci siano i soldi e dunque al momento la sua realizzazione risulti rinviata a data da destinarsi (ci terremo l’ingorgo su via Stradella ancora per un pezzo). Anche ammesso che si dovesse demolire l’edificio, non c’era comunque fretta. Perché allora si sono messi a correre per buttarlo giù prima possibile?

L’assessore all’urbanistica Viano, lavandosene le mani, commentò così la vicenda: “qualche sacrificio la modernizzazione la richiede”. Tra i “sacrifici” di edifici storici o di pregio non c’è solo questo; basta pensare alle numerose villette di inizio secolo (via Bardonecchia, via Pozzo Strada angolo corso Peschiera) abbattute negli ultimi anni col consenso di Viano e del suo assessorato, per farci palazzoni certo molto più redditizi – non solo per chi li costruisce, ma anche per il Comune, naturalmente dando per scontata quella concezione del Comune come impresa e del sindaco come amministratore delegato che ormai sembra permeare l’Italia. Dunque, può trattarsi semplicemente di scarso rispetto per il patrimonio storico della città, in quell’ottica da manager per cui soltanto il nuovo è moderno e il vecchio è privo di valore.

C’è, però, una ipotesi molto più inquietante. Il cantiere della costruenda seconda galleria del passante ferroviario non deve passare sotto l’edificio, ma soltanto di fianco, in teoria senza toccarlo. Basta però andare ad ascoltare le storie di chi abita lì vicino – a partire dall’allucinante vicenda della palestra Sportforma – per sentirsi raccontare che l’industria calabra del cemento, subappaltatrice dei lavori, è abituata ad aumentare i margini e tagliare i costi facendo i lavori in maniera un po’ più spiccia del dovuto, senza tanto riguardo per le vibrazioni e per i danni agli edifici circostanti. Se si fanno i lavori in maniera troppo spiccia, magari un edificio può crollare di suo, pur non essendo affatto fatiscente; e di fronte a un crollo tanto evidente si devono poi pagare i danni. Ma se arriva prima il Comune a far abbattere l’edificio, il problema si risolve da solo.

(25.3.2011, Vittorio Bertola, consigliere comunale – Demolendo la città)

L'ultima alba su Stazione Dora
L’ultima alba su Stazione Dora

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stazione-dora-demolizione2Foto del profilo facebook “Salviamo la Stazione Dora”

«con l’abbattimento di questo edificio Torino si candida ad essere la capitale del nulla, della noia e delle “cagate” degli architetti contemporanei. È destinata al declino!» (commento su facebook)

«Quanto accaduto è gravissimo e imperdonabile. Innanzitutto​ ci si è trovati dinanzi ad una istituzione che utilizza il proprio potere peggio di qualsiasi monarchia assoluta dell’ancien régime, che non dà facoltà di parola tantomeno di replica alle istanze dei cittadini, assecondando logiche in contrasto con le proprie funzioni. Insomma quanto basta per avviare un’indagine sulle capacità professionali dei firmatari dell’istruttoria, andando a verificare l’operato nel medio e lungo periodo. In secondo luogo, andrebbe ristrtturato in forma democratica l’assetto della Soprintendenza, con possibilità di accesso a commissioni di vigilanza del Ministero cui fare ricorso avverso ai giudizi espressi dagli incaricati locali. Il terzo punto, avviare la informatizzazione delle informazioni, in modo che tutto sia fruibile e trasparente e si eviti così che dei documenti vengano smarriti o riposti malamente, cambiando gli esiti di verifiche. Il quarto punto, più “romantico” potrebbe essere la richiesta di ricostruire la stazione, in corrispondenza della futura fermata Dora, riproponendola quale era esternamente, ma con gli accorgimenti funzionali interni più moderni . Ciò non ci restituirà l’originale ma ci illuderà di non averla mai perduta. Dunque, ora SALVARE la stazione Dora e la sua memoria, si potrebbe tradurre in RICOSTRUIAMO la Stazione Dora. Che ne dite? (Salviamo la Stazione Dora)

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Stazione Dora (Stassion Dòira)

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Stazione Dora fino a pochi giorni fa era il più antico scalo ferroviario torinese. Si trovava in piazza Baldissera, fra la Barriera di Milano, Borgo Vittoria e Borgo Aurora.

Il progetto del passante ferroviario ne ha decretato la chiusura (2009) e poi (18/3/2011) la demolizione.

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Stazione Dora nel 1902 (AA.VV., Torino come eravamo, 1978)

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La stazione racconta

(NoiAmiamoTurin)

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