Il Comune di Torino, come l’ISIS, distrugge i monumenti
Presidio di Gioventura Piemontèisa insieme ad altre organizzazioni la mattina del 2 giugno al cantiere del parcheggio di corso Galileo Ferraris, ai lati, all’ingresso e davanti al Maschio della Cittadella. Una delegazione si è anche recata al Museo Pietro Micca, dove ha avuto il piacere di confrontarsi con i dirigenti e i volontari che fanno vivere questa istituzione apprezzata in tutto il mondo.
Purtroppo lo scempio delle gallerie di Pietro Micca è in gran parte già avvenuto. Come succede di solito quando c’è di mezzo il Comune di Torino nessuno ne ha saputo nulla, tutto accade all’improvviso e in silenzio, magari di notte (come nel caso del taglio improvviso degli alberi a Porta Nuova).
Circa 15 giorni fa le ruspe hanno distrutto un lungo tratto di gallerie della Cittadella, capolavoro di ingegneria militare del XVI secolo, che erano affiorate in ancora perfetto stato di conservazione.
Gli archeologi del Museo non hanno potuto che assistere impotenti, poiché pare che il tutto sia stato permesso “nottetempo” dalla solita Soprintendenza (che è inflessibile soltanto quando stressa i privati che devono aprire una finestra nella baita; se invece si tratta della distruzione della Venchi Unica, di Stazione Dora, del galoppatoio Vittorio Emanuele, delle caserme di corso Vittorio, del castello di Frinco, dei reperti di Porta Palazzo, piazza San Carlo, piazza Vittorio, piazza Carlina, ecc. ecc. allora va tutto bene, si può buttar giù tutto).
Ovviamente non essendo in Svizzera – dove si sarebbe svolto un referendum cittadino – ma nel “paese più bello del mondo”, esposti, petizioni, denunce non sono riuscite a rallentare i lavori, a permettere visite e men che meno hanno fatto modificare di una virgola il progetto.
Sono gli Enti pubblici italiani che coi nostri soldi (i lavori del parcheggio sono anche finanziati dalla Regione con 5 milioni di Euro a fondo perduto) cancellano per sempre monumenti che costituiscono una ricchezza che appartiene a tutti, ai Piemontesi in primis. Il punto è proprio qua: tutto questo scempio non è affatto casuale, né è soltanto la conseguenza di speculazioni o di calcoli economici. Certo, ci sono pure questi, e sono evidenti, ma la realtà è che il primo motore di questi enti, nelle loro diverse articolazioni, è quello di fare tabula rasa del passato di Torino e del Piemonte, abbandonandolo all’incuria il più delle volte e procedendo a demolizioni dirette in certe circostanze, per sostituire la nostra identità e le testimonianze della nostra storia. L’obiettivo è la creazione dell’uomo nuovo: precario, nomade, insicuro e angosciato, ultrascettico e, soprattutto, totalmente ignorante.
Così, mentre in via Bologna un’azienda privata (la Lavazza) che sta costruendo la sua nuova sede – guardando agli utili, ma senza essere condizionata dall’ideologia e dall’odio antistorico e antipiemontese – modifica il progetto iniziale per consentire il recupero dei resti di una basilica paleocristiana, in corso Galileo Ferraris già nelle prossime ore la cooperativa appaltatrice dei lavori potrebbe sbriciolare quanto resta del muro di contenimento del rivelino Des Invalides.
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La storia piemontese – già del tutto esclusa dall’insegnamento ideologico della scuola di stato – continua a perdere testimonianze, mentre si sta cercando di sovrapporre una nuova “Torino” fittizia e di cartapesta alla realtà di quella che fu la capitale di uno Stato millenario.
Ma il peggio deve ancora venire. Tutti sanno che l’eventuale prosecuzione dei lavori porterà alla luce altre importanti opere di fortificazione; si parla di una polveriera e di altre gallerie.
Altro che “Torino sotterranea”! Qui di “sotterraneo” c’è ben altro, tant’è che pare che la magistratura abbia già aperto un’inchiesta. Che ci sia qualcosa da nascondere alla Cittadella è sempre più evidente. L’arroganza del Comune di Torino questa volta ha veramente oltrepassato ogni limite e da qualche giorno i cancelli del cantiere sono addirittura presidiati.
Altro che Isis: il Piemonte è colonizzato da gente estranea e nemica, che decide della nostra vita e che vuole farci scordare il nostro glorioso passato, facendolo scomparire, demolendolo e sovrapponendogli nuovi simboli.
Finché non si assumerà coscienza di ciò non si farà altro che sparare alla luna ed episodi come questo sono destinati ciclicamente a ripetersi. (3.6.2015)