Comuni contro le unioni coatte. Partita dal Piemonte la battaglia per contrastare l’accorpamento dei piccoli centri si estende a tutta Italia.

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3 Maggio 2015, Lo Spiffero

Lo Stivale: i puntini rossi rappresentano i Comuni da accorpare. Guardate dove sono concentrati e dite un po’ se non è vero che si vuole colpire l’identità del Piemonte.

Dal Piemonte e dalla Sardegna, dal Veneto e dalla Sicilia, partono da ogni regione italiana oltre trecento sindaci dei piccoli comuni italiani uniti dalla battaglia giudiziaria contro l’accorpamento coatto dei comuni al di sotto dei 5mila abitanti, previsto, nella sua ultima versione, della legge Delrio 135/2012. Meta dell’adunanza la Campania, dove la battaglia ha assunto la veste legale con il ricorso al Tar per iniziativa dell’Asmel, l’associazione per la sussidiarietà e la modernizzazione degli enti locali, che raggruppa oltre 2.200 amministrazioni locali, alla testa dei 5.700 comuni italiani a rischio accorpamento.

L’appuntamento è fissato per domani, lunedì 4 maggio, all’Auditorium del Consiglio regionale di Napoli. E le adesioni dei sindaci già pervenute sono un chiaro segnale del montare della protesta: dopo solo un mese dalla presentazione del ricorso, sono già 150 le delibere formali di adesione all’iniziativa da parte di altri comuni di tutto il territorio nazionale. E sono oltre 300 i comuni che saranno presenti nel capoluogo campano per ascoltare la relazione dell’avvocato Aldo Sandulli, preside della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Suor Orsola Benincasa, che illustrerà le ragioni del ricorso che attacca formalmente un atto amministrativo ministeriale, la circolare del Ministero dell’Interno (12 Gennaio 2015) che ha previsto il commissariamento per i comuni inadempienti alla norma sull’accorpamento coatto delle funzioni comunali, ma che in realtà – a detta dei dissidenti – contiene un attacco ben più ampio all’autonomia amministrativa, tale da prefigurare la violazione di principi costituzionali.

Il Forum di Napoli sarà aperto dal presidente di Asmel, Francesco Pinto, e dal presidente dell’Associazione nazionale piccoli comuni (Ancpi), la piemontese Franca Biglio, sindaco di Marsaglia (provincia di Cuneo). Dopo la relazione di Sandulli si svolgerà un focus su “Appalti e Corruzione” con la partecipazione del presidente di Confapi Campania, Emilio Alfano, del presidente della Consulta delle Regioni dell’Oice, Giovanni Kisslinger e del consigliere Asmel, Dematria Setaro, mentre Stefano Esposito, vicepresidente della Commissione Lavori Pubblici del Senato e relatore del disegno di legge sulla riforma del codice degli appalti. ha giustificato la propria assenza per improvvisi impegni romani.

“Tutto il sistema amministrativo costruito sulla legge 56 Delrio è ormai pacificamente riconosciuto come un sistema irrazionale che contrasta con ogni logica giuridica e con i principi di efficacia, efficienza, economicità, nonché con l’articolo 14 del decreto legislativo 267/2000 in quanto si continuano a trasferire funzioni ai comuni senza accompagnarle con le necessarie risorse economiche”, ribadisce la Biglio sempre più battagliera. “Da un lato si chiede ai comuni di unificare le loro funzioni fondamentali, dall’altro si propone uno spezzettamento irrazionale delle funzioni fra ex province, regioni, unioni di comuni e comuni, senza sapere quante risorse economiche, umane e strumentali siano necessarie. Chiediamo ancora una volta una piena assunzione di responsabilità, un sussulto a difesa delle istituzioni e dei cittadini a partire dalla Regione Piemonte che sollecitiamo a dire no al disegno istituzionale della Delrio, così come ha fatto l’assemblea regionale siciliana che ha votato per il mantenimento delle province”.

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