Il giro di valzer della pseudocultura della sinistra al caviale: “solo di contributi tra il 2013 e il 2014 piazza Castello ha erogato 5,1 milioni”, vale a dire oltre 2,5 milioni l’anno.
Poi per l’identità piemontese i soldi non ci sono mai – al di là delle giunte-fotocopia tutte uguali (Bresso, Cota, Chiamparino, ecc. – manichini segnaposto intercambiabili e inutili).
Strutture come quella di Rivoli, e in generale tutta la cosiddetta “arte” contemporanea, sono in realtà pompate e gonfiate per ragioni ideologiche, al fine di imporre un gusto alternativo distorto e un concetto alienato del bello, dell’arte (quella vera) e dell’uomo stesso: ovvio che per i signori che gestiscono tale business l’identità è vista come il fumo negli occhi e viene da essi sistematicamente disprezzata e marginalizzata.
Sono gli stessi che cercano di portarci a vivere nel loro mondo nuovo-marmellata, popolato di apolidi e nomadi senza identità, senza storia, senza cultura e senza patria, dei bastardi globalizzati, frutto di una concezione dell’uomo di ispirazione sinarchica e massonica.
L’unica operazione da fare sarebbe chiudere il museo italiano ospitato abusivamente nel castello piemontese di Rivoli e venderlo ai privati: non dovrebbe esserci alcun problema – non ospita forse migliaia di capolavori? O no?
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