Quotidiano Piemontese – 15.1.2015
Pare non esserci pace per le aziende che nel 1994 avevano subito gravi danni a seguito dell’alluvione. A distanza di vent’anni sarebbero ora a rischio di restituzione i soldi delle agevolazioni ricevute nei mesi successivi. Lo rende noto l’eurodeputato Alberto Cirio, che ieri si è incontrato con il commissario europeo alla Concorrenza, Margrethe Vestager prorpio su questo tema. L’Italia non avrebbe all’epoca comunicato all’Europa che quelle agevolazioni (compresa la riduzione del 90% delle imposte) erano un modo per aiutare le aziende a seguito del disastro ambientale. Senza comunicazione L’Unione Europea considera quelle agevolazioni come aiuti di Stato e le ritiene quindi irregolari e da restituire.
A sollevare la questione è stata una richiesta di chiarimento alla Commissione europea presentata da un giudice del lavoro del Tribunale di Cuneo, nell’ambito di un ricorso collegato ai contributi per l’alluvione del ’94.
La Commissione europea ha risposto avviando una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia e aprendo un’indagine che non riguarda solo il Piemonte, ma copre un più vasto periodo di tempo: dal terremoto del ’90 in Sicilia a quello del 2009 in Abruzzo.
Entro giugno l’Unione Europea dovrà pronunciarsi e se decidesse di confermare la richiesta di restituzione sarebbe una catastrofe economica per l’Italia. Sono infatti 80 mila le aziende che hanno usufruito di questa forma di aiuto negli anni, 60mila delle quali sono ancora in attività.
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Intanto lo stato italiano ha dato 2 miliardi di euro a Taranto, altri 200 milioni per il terremoto dell’Irpinia (1980), 110 milioni di euro in più per “roma capitale” ha rifinanziato i 20mila falsi forestali in Sicilia (più numerosi che in Canadà), sta procedendo alla chiusura dei nostri ospedali e obbliga all’emigrazione i nostri giovani. Gli anziani non arrivano alla fine del mese.
Lo Stato italiano deve ancora al Piemonte oltre 2 miliardi di rimborsi per l’alluvione a vent’anni di distanza, mentre ogni anno deruba il Piemonte di 9/15 miliardi di euro di tasse che non tornano in patria.
In più ci proibisce di parlare la nostra lingua nazionale e, in questi giorni, è cominciata la discussione al parlamento di Roma per l’abolizione de facto delle Regioni non a statuto speciale. Vorremmo proprio sapere i burattini italiani eletti in Piemonte (deputati e senatori) come si comporteranno riguardo a questo scandalo. (G.P.)