Nativo di Montalenghe, fu sacerdote e ricoprì nel corso degli anni svariati incarichi nella diocesi di Ivrea: fu vice-parroco a Strambino, cappellano dell’ospedale di Ivrea e, soprattutto, docente di Matematica in seminario per 43 anni. Autore di parecchie pubblicazioni italiane di edificazione religiosa, i suoi versi piemontesi (scritti in piemontese comune, dal 1888 fino a pochi anni prima della morte) sono stati da lui raccolti in 5 quadernetti manoscritti (conservati presso la biblioteca vescovile di Ivrea) e pubblicati integralmente da chi scrive queste note solo nel 1994/95 [ Nel «Bollettino della S.A.S.A.C.» (Ivrea), XX (1994), pp. 187-236 e XXI (1995), pp. 185-224].
Sono poesie che rivelano l’uomo di cultura che guarda con occhio attento la realtà di tutti i giorni, da quella concreta della vita di una città come Ivrea a quella più ampia che coinvolge il mondo: abbiamo parecchie sue composizioni di satira contro idee politiche o civili (il socialismo, il femminismo) e costumi e mode da lui non condivisi. È un peccato, poi, che siano ora introvabili le sue prediche manoscritte (1895-1901), che, secondo le indicazioni date da Camillo Brero nella sua Storia della letteratura piemontese, dovrebbero trovarsi anch’esse nella biblioteca vescovile di Ivrea.