Don Luigi Tessitore (1863-1949)

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Nativo di Montalenghe, fu sacerdote e ricoprì nel corso degli anni svariati incarichi nella diocesi di Ivrea: fu vice-parroco a Strambino, cappellano dell’ospedale di Ivrea e, soprattutto, docente di Matematica in seminario per 43 anni. Autore di parecchie pubblicazioni italiane di edificazione religiosa, i suoi versi piemontesi (scritti in piemontese comune, dal 1888 fino a pochi anni prima della morte) sono stati da lui raccolti in 5 quadernetti manoscritti (conservati presso la biblioteca vescovile di Ivrea) e pubblicati integralmente da chi scrive queste note solo nel 1994/95 [ Nel «Bollettino della S.A.S.A.C.» (Ivrea), XX (1994), pp. 187-236 e XXI (1995), pp. 185-224].
Sono poesie che rivelano l’uomo di cultura che guarda con occhio attento la realtà di tutti i giorni, da quella concreta della vita di una città come Ivrea a quella più ampia che coinvolge il mondo: abbiamo parecchie sue composizioni di satira contro idee politiche o civili (il socialismo, il femminismo) e costumi e mode da lui non condivisi. È un peccato, poi, che siano ora introvabili le sue prediche manoscritte (1895-1901), che, secondo le indicazioni date da Camillo Brero nella sua Storia della letteratura piemontese, dovrebbero trovarsi anch’esse nella biblioteca vescovile di Ivrea.

da Dario PaseroBreve panorama della poesia in piemontese del Canavese, an su L’Arduino, Anno I (2013)
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«Për fé fòra un pòpol, a s’ancamin-a co’l gaveje la memòria. As dëstruvo ij sò lìber, soa coltura, soa stòria... ».

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