It ses andatne, Tòjo
It ses andatne, Tòjo,
co’ij cavèj bin pentnà,
la riga da na part
e ‘n bron cit e dësbela
calà giù da la front.
It ses andatne, Tòjo,
portandte tò soris
e col ësguard ësvicio
che ‘n poch am fasìa anghicio,
ma a l’era così bel.
It ses andatne, Tòjo…
Dabon, m’antajo adess,
‘d come it j’ere bon.
Chi sà andova ch’it ses?
Chi sà se ‘ndova ch’it ses
a-i é la Patria cita
ch’it l’has sempre sugnà:
andova la gent as parla
con tò bel piemontèis,
andova chi ch’a lo parla
as gena nen ‘d parlelo,
si, pròpi come ti,
rijand sota ij barbis.
It dësmentioma nen,
përché ‘t ses stàit n’amis.
It ses andatne, Tòjo,
ma it ses ancora sì.
Sergio Donna
Turin, ant ël dì che Tòjo Fnoj a l’ha lassane.
sergiodonna©2014
Una notizia tristissima: è mancato improvvisamente il Cav. Vittorio Fenocchio, Tòjo. Consigliere e Tesoriere della Ca dë Studi Piemontèis, alla vita e al funzionamento dell’associazione ha dedicato energie e impegno con grande amicizia, disinteresse, passione e “tanta bin”.
La Ca dë Studi lo ricorderà oggi pomeriggio, 11 dicembre 2014, all’apertura della mostra un libro per Natale
I funerali saranno celebrati domani Venerdì 12 dicembre
Partenza dall’abitazione di Via Rossini 9 a Pianezza ore 14,30
Celebrazione ore 14,45 Parrocchia Santissimi Pietro e Paolo di Pianezza (accanto a Villa Lascaris)
Centro Studi Piemontesi | Albina Malerba, direttore
Ultimo saluto a Vittorio Fenocchio, anima della tradizione piemontese
Si è spento a 82 anni: venerdì gli avrebbero consegnato l’eccellenza
PIANEZZA – La città ha perso uno dei personaggi più importanti per la storia, la cultura, la difesa delle tradizioni e della lingua piemontese.
Vittorio Fenocchio, 82 anni, mercoledì 10 dicembre è stato stroncato da un problema cardiocircolatorio e sottratto non solo all’affetto della sua famiglia, la moglie, i figli e la nipote, ma della comunità tutta che a lui doveva davvero molto. Lo avrebbe attestato il riconoscimento del Comune che lo ha annoverato tra le eccellenze da premiare. L’attestato glielo avrebbero consegnato venerdì 12 , ma quello è stato invece il giorno dei suoi funerali.
«Una perdita grave per la città», afferma il vicesindaco Virgilio Virano che lo conosceva da sempre. E da sempre con lui e l’attuale del Gorisa, Giuseppe Pignochino, avevano collaborato per fare grande quel piccolo canton. L’ultima delle sue imprese però era stata per la città tutta. Studioso della lingua e indefesso sostenitore che andasse preservata, era stato il fautore della 47ª edizione della “Festa dël Piemont” che per un anno intero e per la prima volta nella storia ha fatto di Pianezza “l’ombelico” del Piemonte e delle sue tradizioni.
La kermesse, organizzata in collaborazione con le associazioni del territorio e con il patrocinio di Provincia e Regione, era una sua “creatura” e lui ne era stato sostenitore e gran cerimoniere all’arrivo del “Gran Drapò” dalla comunità Langa Astigiana, che lo deteneva dalla precedente edizione, quella del 2013, a Villa Leumann.
Fenocchio è stato l’anima di questa kermesse, vanto per Pianezza e le associazioni che ha coinvolto con otto mesi di grandi eventi. Tutti ruotavano attorno alla cultura e alle tradizioni del Piemonte, la sua lingua, e la sua grande letteratura.
A spiegare la storia della Festa era stato proprio lui, Vittorio Fenocchio, esponente della Companìa dij Brandé che la ideò e fece nascere nel lontano 1968.
Associazione di poeti e prosatori, era stata fondata nel 1927 grazie al grande poeta Pinin Pacòt, Giuseppe Pacotto, insieme ad Oreste Gallina e Vigin Fiochèt, Alfredo Formica, con l’obiettivo di consolidare la cultura piemontese in tutte le sue forme. In questo sodalizio confluirono, negli anni, i migliori poeti e prosatori in lingua piemontese, fra cui Camillo Brero, per tutti “il maestro”.
«Fenocchio amava il territorio in cui viveva – conclude Virano – ed ogni sforzo era per valorizzarlo, facendo in modo che anche le nuove generazioni ne conoscessero valori e tradizioni culturali». L’ultima in ordine di tempo l’iniziativa sulla lingua cui hanno partecipato anche esperti provenienti da Bruxelles. Aveva chiamato il convegno “La cattedrale delle parole” a dire quanto ritenesse sacro il patrimonio ad esse legato. Fenocchio, che era ormai da tempo in pensione dopo una vita passata nella propria attività di impianti elettrici, aveva ben più di una passione.
Nato a Lione, da una famiglia originaria della valle di Susa, si intendeva anche di vini e cucina. Gli amici ricordano che era lui stesso un provetto cuoco e si dilettava ai fornelli come tra le pagine dei vecchi libri. Venerdì avrebbe ricevuto l’attestato di tanta esperienza mentre purtroppo è stato solo ricordato, perché lui aveva già intrapreso l’ultimo dei suoi viaggi. Ad accompagnarlo, nel rito funebre
svoltosi nella parrocchia dei santissimi Pietro e Paolo, in centro storico, tanta gente: accanto ai parenti ed amici, conoscenti e studiosi, molte persone della società civile che apprezzavano in lui la schiettezza, la bonaria rudezza, la sincerità e la apertura mentale che sempre si accompagnano con una bella mente qual’era la sua.
Eva Monti | Luna Nuova, 16.12.2014