Il Toro è sempre stato il simbolo di Torino. Ma, ben prima di essere “immortalato” nei centinaia di toret sparsi per la città, o di diventare oggetto di merchandising per i turisti a zonzo sotto la Mole, il toro si stagliava nel punto più alto di Torino: in cima alla Torre Civica.
Un monumento, questa torre, che è stata il simbolo della città ben prima della guglia dell’Antonelli; eredità della una società comunale tipica del Nord, la torre si ergeva tra la contrada di Dora Grossa e la piazza delle Erbe, a fianco dell’attuale Palazzo civico. In cima, un grosso toro di bronzo dorato, innalzato (come specificò il sempre attento Alberto Viriglio) il 19 settembre 1575. Questa scultura era cava, in modo che l’aria potesse attraversarla da una parte all’altra producendo suoni cupi, come una sorta di muggito.
Ebbene, questo piccolo, grande simbolo della città di Torino venne calato giù dalla sua posizione durante l’assedio del 1706: era considerato un bersaglio troppo facile per i granatieri francesi, che avrebbero così potuto indirizzare meglio le bombe che piovevano sulla città. I decurioni della città lo fecero dunque calare e lo nascosero in qualche sotterraneo in attesa di poterlo issare nuovamente in cima alla torre: cosa che puntualmente avvenne nel 1713.
E qui incomincia un piccolo enigma. Che fine ha fatto il toro simbolo della città? Alberto Viriglio afferma che venne smontato, nel 1801, e consegnato direttore del Museo Nazionale; e da lì se ne persero le tracce. Come d’altronde sparì pure la Torre Civica: si parlava da tempo di ricostruire il vetusto monumento, che oltretutto intralciava la via Dora Grossa, che secondo le intenzioni di Carlo Emanuele III doveva essere raddrizzata, in ossequio alla tradizione tutta subalpina delle strade dritte e con gli incroci ad angolo retto. Ad abbatterla ci pensò Napoleone, nel 1801. Da allora, il progetto di ricostruirla naufragò definitivamente. Mentre del Toro si perse forse definitivamente ogni traccia.
Giorgio Enrico Cavallo | Torino Today