Alzi la mano chi lo conosce. Il castello di Lucento, è una di quelle tante memorie cittadine che gli stessi torinesi non conoscano, a meno che non siano “addetti ai lavori” o semplicemente ci abitino davanti. Per tutti, Lucento è un borgo di periferia, e ben pochi sanno che la sua storia è antica almeno quanto quella della Torino sabauda.
Tornando indietro di appena qualche secolo, quando Torino era ancora racchiusa nella cerchia antica delle sue mura, Lucento era un borgo a se stante, che vantava una delle dimore sabaude più amate dalla casa regnante: l’antica casaforte di Lucento, che i Savoia trasformarono in una delle delizie di piacere che circondavano Torino.
Si hanno notizie della fortezza già dal Trecento; ma è con Emanuele Filiberto, che amava molto questo luogo, che si può davvero parlare di dimora principesca: sotto il duca “Testa di Ferro”, come era soprannominato il vincitore di San Quintino, Lucento divenne una grande tenuta di caccia. Carlo Emanuele I, suo figlio, cedette il palazzo al cognato Filippo d’Este, in cambio delle terre del Valentino. Divenne poi, sotto Carlo Emanuele II, dimora di Cristina di Francia.
Ebbene, in questo ambiente sontuoso si svolsero alcuni dei fatti salienti dell’assedio e della battaglia di Torino. Poiché la sua posizione favorevole, sul ciglione che domina la Dora Riparia, lo rendeva uno dei punti nevralgici di un attacco a Torino, i francesi lo occuparono e ne fecero un centro strategico.
Ma nonostante l’importanza e le fortificazioni che ne fecero gli assedienti, a cerniera tra il fronte nord e quello sud-ovest, il castello venne perso durante la battaglia del 7 settembre 1706. Qui si svolse l’ultima, strenuante difesa dei francesi, prima della loro definitiva rotta.
Oggi il castello, che conserva tante memorie, non è visitabile. È stato acquistato dalla Fiat nel 1969 e poi dalla Teksid nel 1977, ed è diventato sede di uffici. Si trova in via Pianezza 123.
Giorgio Enrico Cavallo | Torino Today