Il 7 settembre, per i torinesi “Doc”, è un giorno di festa. Ricorre infatti la battaglia del 1706 e la liberazione della città dall’assedio francese. Un evento del quale si è scritto molto, e che è stato assurto ad uno dei momenti simbolici della storia della nostra città. D’altronde, interi quartieri conservano vestigia dell’assedio, anche nella toponomastica: dal Principe Eugenio a Pietro Micca, la città ha ricordato molti dei protagonisti dell’assedio (sebbene alcuni personaggi di assoluta importanza, come Vittorio Amedeo II, il conte Virico von Daun o la stessa via Vittoria sono alquanto sacrificati in via strette o di poco transito).
Per ricordare la battaglia, occorre spostarsi in un luogo-simbolo, come già il nome suggerisce: Borgata Vittoria, e iniziare la visita alla grande chiesa della Salute: la costruzione del grande tempio si deve alla pietà di quanti, sul finire dell’Ottocento, si trasferirono nel nuovo quartiere che stava sorgendo sui campi che segnarono la battaglia di Torino. Qui, a causa degli scavi dei palazzi, stavano emergendo i resti umani dei caduti durante l’assedio: si pensò dunque di costruire un ossario, e una chiesa dedicata alla Nostra Signora della Salute. Ancora adesso questa chiesa conserva numerose testimonianze dell’assedio, anche in virtù della sua collocazione geografica: uno dei luoghi dove fu più cruento lo scontro armato.
In strada Altessano 164 è utile sostare per osservare il Casino Barolo, costruito dai Provana di Druent e nelle cui vicinanze si tenne il consiglio di guerra dei generali francesi, sotto un albero che venne abbattuto prima dello scadere del secolo XX.
Importantissima è anche la chiesa parrocchiale dei santi Bernardo e Brigida, in via Pianezza, proprio di fronte al castello di Lucento, che venne fortificato durante l’assedio. Del campanile della chiesa i francesi avevano fatto il loro punto di osservazione: e proprio tra la chiesa e il castello si svolsero gli ultimi scontri della giornata del 7 settembre, con la strenua resistenza delle truppe francesi.
Tra le cascine coinvolte nella battaglia, merita un accenno la cascina detta della “Brusà”, ancora oggi visibile nella via che porta il suo nome. Qui, secondo alcune fonti storiche, morì il maresciallo Ferdinando di Marsin, uno dei protagonisti delle forze francesi; ma c’è anche chi asserì che il Marsin morì nella cascina La Lòsa di Pozzo Strada. La stessa chiesa di Pozzo Strada è stata coinvolta con i fatti del 7 settembre, venendo fatta esplodere dai francesi che si stavano ritirando (in quanto era stata trasformata in una polveriera dagli assedianti).
Ogni anno in ricorrenza della battaglia si svolgono rievocazioni e festeggiamenti; quest’anno anche a Superga, dove verranno ricordati i voti di Vittorio Amedeo II. Un modo per testimoniare la propria appartenenza a questa città, e per rendere omaggio a quanti sono caduti per difenderla.
Giorgio Enrico Cavallo | Torino Today