Via Arbe è oggi una grossa strada di periferia, e chi la percorre è più intento a fare attenzione a come svoltare nei pericolosi incroci di corso Tirreno o via Guido Reni che a guardare i palazzi circostanti. Incassata in una piccola scarpata, come molte cascine dell’agro piemontese, la Olivero è una delle più belle e meglio conservate testimonianze del mondo rurale torinese che fu: e ben pochi ne conoscono la storia.
Un tempo una delle più floride cascine della periferia di Torino, la Olivero venne spesso associata alla cosiddetta “Fabbrica degli Esercizi Spirituali”, che il conte Silvestro Olivero volle destinare ai gesuiti, proprio pochi anni prima del celebre assedio della città.
Proprio qui, in quella che oggi è una assolata e moderna stradona, un tempo si installò il quartier generale delle truppe francesi: il duca de La Feuillade scelse la Olivero proprio per la sua grandezza, per la relativa distanza dalla cittadella e per la possibilità di accampare le truppe nelle vicinanze. La vicina “Fabbrica degli Esercizi Spirituali”, ancora in cantiere, venne trasformata in un ospedale da campo. La vicinanza con la cascina Grangia, anch’essa fortificata, rendeva questo luogo assai sicuro per le truppe francesi.
I francesi dovettero abbandonarlo precipitosamente dopo la disfatta del 7 settembre 1706: allora, dopo aver ricostruito quanto era andato in rovina a causa della guerra, la famiglia Olivero poté ultimare anche la Fabbrica dei Gesuiti; sotto il cemento di via Tirreno e corso Siracusa, però, sono senza dubbio rimasti molti cimeli di quegli anni di battaglia: e la cascina Olivero è l’ultimo testimone di un così glorioso scontro d’armi.
Giorgio Enrico Cavallo | Torino Today