Non c’è più religione. Perfino il giornalone italiano per eccellenza, vale a dire La Repubblica, certifica quello che sosteniamo da tempo e che ogni persona in Piemonte dotata di buon senso e di un minimo di sensibilità avverte chiaramente, vale a dire che la percentuale di indipendentisti da noi è molto significativa.
Stando infatti a un recentissimo sondaggio commissionato alla Demos & Pi di Ilvo Diamanti e condotto su un campione significativo di tutta la popolazione dello Stivale in base al quesito, chiaro e diretto, “lei si direbbe favorevole all’indipendenza della sua regione?” è emerso che ben il 37% dei Piemontesi risponderebbe di sì.
Un risultato clamoroso (non tanto distante dal 45% della Scozia e raggiunto in condizioni ben diverse – basti pensare al clima civile e all’accesso all’informazione di cui han potuto godere gli indipendentisti scozzesi) e tanto più significativo se si considera il totale e assoluto silenziamento di qualsiasi notizia a riguardo, tanto che si può ben dire che se un marziano dovesse informarsi sulla situazione italiana soltanto leggendo i giornali o guardando le tv si farebbe l’idea di un paese assolutamente compatto e omogeneo. Ma i dati, se ce ne fosse ancora bisogno, stanno invece lì a certificare esattamente il contrario.
Fatti ancor più significativi sono poi che il Piemonte si attesta al quarto posto (dopo Veneto, Sardegna e Sicilia) e prima della Lombardia e che questi dati provengono da fonte non sospetta (anzi! quelli reali sono certamente più alti): non da gruppuscoli di esagitati, ma da uno dei principali supporter dell’attuale ultra nazionalista e ultra centralista governo italiano.
Una splendida conferma di come la nostra proposta sia largamente condivisa dai Piemontesi e, al contempo, una bella risposta e un sonoro schiaffo ai tanti impotenti e onanisti, più realisti del re per vocazione, che, nel tentativo di mascherare la propria colpevole passività e il proprio accomodamento con lo status quo, cercano di “smontare” tutte le proposte concrete per raggiungere la libertà (e in questo modo riescono a poco prezzo a costruirsi facili alibi auto assolutori e giustificazioni alla propria mediocrità).
Questi numeri gridano che noi siamo nel giusto e ci fortificano ancor più nell’idea che la storia del baraccone italiano è giunta al capolinea: vissuto e percepito dai vari popoli che lo costituiscono come un’imposizione e una sovrastruttura ormai sempre più soffocante, sta andando incontro a una chiara reazione autoimmune, una specie di rigetto, che lo porterà ben presto all’autodissolvimento.
Perché, ed è questa la spiegazione semplice e terribile che si trae da questi dati aritmetici, sono proprio questi popoli che non ne vogliono più sapere della sciatteria, della corruzione, dell’approssimazione e dell’ignoranza imperante e ostentata, del cattivo gusto e della ridicolosità cenciosa di questo paese-barzelletta, dileggiato e schernito in tutto il mondo.
In una parola, sono proprio questi stessi popoli (che non sono un’astrazione propagandistica – come i risultati elettorali o come i servizi dei vari tg italiani) che non vedono l’ora di disfarsene, per tornare – finalmente – ad essere liberi. Sta a noi operare affinché i Piemontesi siano tra i primi a riprendere in mano il proprio destino.
11.11.2014