Martedì scorso 23 Settembre, al Teatro Vittoria di Torino, “evento” in onore dell’ambasciatrice slovacca in visita, con concerto e discorsi di rito dei rappresentanti delle istituzioni. Solita roba trita e ritrita: “capitale” della “cultura”, settimana della “cultura eccetera eccetera; una noia mortale sentire come certuni si fanno i soldi sulla buona fede degli ignoranti. E mai una volta che sia risuonata la parolina che a loro fa tanta paura: “PIEMONTE”.
Poi è salito sul palco il duo “Teste dure” con la soprano slovacca Barbara Somogyiova, che ha splendidamente eseguito “La ran-a e ‘l babi” …in lingua piemontese.
Gelo in platea: da noi non è consuetudine proporre in occasioni ufficiali brani della tradizione piemontese. O sono considerati robetta da poco oppure pericolose scintille che potrebbero contribuire a riaccendere il fuoco della nostra coscienza e della nostra identità nazionale. Avete mai sentito un artista piemontese (di quelli che vanno a far marchette in tv) esibirsi nella nostra lingua? O un autore piemontese eseguito nei vari MiTo, Settembre Musica, Sistema Musica, feste della musica e via finanziando. Mai sentita una parola in piemontese in una qualsiasi occasione artistica i cui fogli di propaganda stampati con i nostri soldi riempiono i banconi dei caffè del centro?
Un piccolo aiuto alla decolonizzazione del Piemonte – e una bella lezione ai “dottori” del Comune di Torino – ci è arrivata dalla Slovacchia, Paese civile e conscio della propria identità, indipendente dal 1993.
E dire che noi Piemontesi siamo certamente più europei e simili agli Slovacchi che a quei provincialotti mangiaspaghetti di italiani.
25.9.2014