Agli altri l'indipendenza, ai Piemontesi i vecchi mestieri. E perché mai?

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Dal TG italiano del 9.9.2014: (sopra) un fotogramma del servizio sul referendum scozzese per l’indipendenza. (sotto) Il servizio successivo sugli spazzacamini in Val Vigets. Come dire (in maniera subdola): “voi Piemontesi non potete che fermarvi al rimpianto del passato”. Secondo voi ne sono davvero convinti?

«Di tutto, di più»: in effetti non era facile, a fronte dell’impossibilità di non dare la notizia della probabile imminente fine del Regno Unito, riuscire a sminuire il crescente sentimento identitario del Piemonte, mettendo le mani avanti per esorcizzare il tanto temuto “effetto domino” che la vittoria del referendum scozzese sull’indipendenza de 18 settembre avrebbe inevitabilmente in tutta Europa.

Eppure il TG italiano c’è riuscito. Con un accostamento vergognoso ─ anche se tanto più subdolo, in quanto apparentemente innocuo ─ il TG 1 delle 8 del 9 settembre è riuscito a far seguire al servizio sul referendum scozzese un lungo reportage sul “convegno mondiale degli spazzacamini” tenutosi in questi giorni in Val Vigezzo.

Così, l’ineffabile rete pubblica tricolore ha pensato bene di instillare nella testa dei telespettatori l’idea che nella lontana (soprattutto da Roma) Scozia l’indipendenza, magari, se proprio non se ne può fare a meno, può anche essere un’opzione percorribile, mentre da noi – schiavi di Roma, che Dio li creò – si può pensare tutt’al più solo agli antichi mestieri.

In altre parole, i reggicoda del regime italiano contrabbandano l’italia come un obiettivo raggiunto, una conquista realizzata e un destino intrascendibile. Punto.
Gli scozzesi possono far valere i propri diritti ed esprimersi liberamente, mentre noi Piemontesi (che gli italiani non sanno ancora oggi se siamo o no rimasti in Francia) dovremmo accontentarci del “dialetto degli affetti” e delle sagre paesane.

La civile Gran Bretagna, una delle potenze mondiali, sta concedendo alla Scozia ciò che al momento qui non è neppure pensabile, vale a dire di potersi democraticamente esprimere sul proprio futuro e sulla propria sovranità.

Altre latitudini e altri popoli. L’italia è un’appendice del nordafrica fuori dal contesto europeo, e un’opzione del genere, che tanto terrorizza i mandarini che ancora controllano il putrescente stato-mafia italiano, non può nemmeno essere presa in considerazione.

D’altronde, in italia, sono da sempre maestri nel gioco delle tre carte e non hanno remore a scambiare la propaganda con la realtà dei fatti (cfr. gli aerei di compensato di Mussolini): basta reimpacchettare la sgradita notizia proveniente dalle Highlands in modo da presentare la realtà sotto un’altra prospettiva, mescolare qualche verità con un bel po’ di falsità e talune inesattezze (giusto quanto basta per confondere lo spettatore-cittadino-suddito e rendergli così impossibile discernere il vero dal falso) e il gioco è fatto. La notizia-bomba è neutralizzata, si torna a parlare del tempo che è matto, dei vip che si rovesciano un secchio d’acqua in testa, di cos’ha detto Renzi, e tutto continua come prima.

Con l’occasione si sfottono ancora una volta i Piemontesi, per restringere ancor più la riserva nella quale li hanno rinchiusi da oltre un secolo e mezzo. Quei montanari ignoranti, che stanno in quel lontano paese “che guarda alla Svizzera”, si accontentino di rievocare il buon tempo andato, di bearsi del proprio folklore, di ridersi addosso, di ripiegarsi in un passato sempre più lontano e di annegare la propria identità in un’indefinita e bastarda “italianità”!

Perché, non si mai, a qualcuno potrebbe venire in mente un’idea: “ma perché in Scozia sì e in Piemonte no? perché non fare anche noi un bel referendum… così, per vedere come va a finire?”

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