TORINO, 30 MARZO 2009
Conferenza di presentazione del ddl 1113 per l’inserimento della lingua piemontese nella legge 482/99
L’istruttoria sulla lingua piemontese è terminata
L’intervento di Roberto Saletta, rappresentante di Gioventura Piemontèisa, alla conferenza stampa con i Senatori
La Regione Piemonte, con l’Ordine del Giorno 1118 del 15 dicembre 1999, ha riconosciuto al piemontese lo status di “lingua regionale”.
Questo pronunciamento è stato un atto fondamentale dell’autonomia di un ente locale nel determinare gli indirizzi della politica linguistico culturale della Regione Piemonte.
Dal rapporto IRES (Isituto di Ricerche Economico Sociali del Piemonte ) del 2007 è emerso che ben il 77% (3.140.000 persone) della popolazione della regione del Piemonte ha una competanza attiva o passiva della lingua piemontese : in 2.000.000 la parlano, mentre 1.140.000 la comprende.
Prima lingua del Piemonte, rappresenta dunque la seconda minoranza linguistica d’Europa dopo il Catalano.
Nonostante questi dati virtuosi, la lingua piemontese si trova in una situazione surreale, non essendo stata inclusa inspiegabilmente nell’elenco delle lingue sottoposte a tutela nella legge 15 dicembre 1999, n.482.
L’opposizione al suo riconoscimento non è dovuta a posizioni scientifiche, ma a prese di posizioni ideologiche che di fatto vorrebbero sottoporla ad una sorta di sospensione a divinis.
Questo ribaltamento dei significati evidenzia una gap democratico che partendo dal dato linguistico sfocia per sua natura nel campo sociologico e socio politico. Il diritto naturale linguistico non è un esercizio filosofico o intellettuale, poiché ha la necessità vitale di diventare parte integrante dell’impianto legislativo istituzionale.
Non si vuole oggi entrare nuovamente nel merito della genesi, istruttoria ed applicazione della legge di tutela, ma con l’onestà intellettuale che riconosciamo ai rappresentanti delle altre minoranze lingustiche tutelate, e che vedono giustamente in essa una fonte di sopravvivenza, ci sentiamo di affermare che, dopo quasi dieci anni sia ormai ineludibile l’esigenza di procedere ad una sua revisione. La connotazione linguistica è una caratterista che non può essere travisata né dall’interpretazione folcloristica, né dall’equazione a-scientifica del minus valore dialettale.
Questa soffocante corazza entro la quale si vorrebbe contenere lingua e cultura, non rispetta la storia del Piemonte, le sue tradizioni, il suo stile che è evidente, dalla centralità barocca fino alle caratteristiche specifiche di tutto il territorio.
La lingua è la chiave di apertura al confronto con le altre identità che fanno parte dei fenomeni dell’evoluzione della società moderna, ai quali sarà bene presentarci forti della nostra specificità, ma distinti e distanti da chi rifiuta il dialogo proprio perchè in effetti ha smarrito la propria storia.
La lingua non è egemonica, è interclassista; è trasversale alle dottrine politiche, alle questioni di coscienza ed alle convinzioni religiose, nessuno ne detiene il primato se non i locutori della stessa e questo è un elemento di democrazia che va al di là di ogni assioma tra identità e partito.
Rispetto a questa premessa, Gioventura Piemontèisa, unico soggetto che produce cultura vincolata alla progettualità legislativa, ha elaborato un testo di modifica della legge 482/99 per l’inserimento della lingua piemontese. Fatto proprio dalla Sen. Mirella Giai, in data 14 ottobre 2008, è stato presentato al Senato della Repubblica un disegno di legge (il n.1113) che ad oggi ha raccolto l’adesione dei Senatori (del gruppo della Sen. Giai) Gianpiero D’Alia, Oskar Peterlini, Manfred Pinzger, e dei Senatori eletti in Piemonte :Stefano Ceccanti, Mauro Maria Marino, Magda Negri, Lucio Malan, Pietro Marcenaro, Roberto Della Seta, Franca Biondelli.
Il 16 Dicembre 2008 è stato assegnato alla 1ª Commissione Affari Costituzionali.
In tale senso i Senatori co-firmatari del disegno di legge hanno dimostrato che l’interlocuzione tra soggetti culturali e politici può produrre una spinta virtuosa nell’individuare esigenze culturali- linguistiche sottoposte a valenze riduttive anche attraverso la volontà d’ inserirle nel dibattito parlamentare.
La prassi legislativa prevede vari passaggi nel contesto istituzionale e naturalmente non ci nascondiamo le difficoltà che un disegno di legge può affrontare, anche alla luce di controdeduzioni che potranno emergere.
Ci sentiamo comunque di sottolineare un punto: l’istruttoria sulla lingua piemontese è ampiamente terminata, questa lingua non ha bisogno di esami ma di sostegni.. Se il profilo scientifico ne ha sancito il suo valore, è allora nella saldatura del rapporto di tutte le forze politiche, identitarie di pensiero che è necessario agire nel sostegno all’iter parlamentare.
Il riconoscimento legislativo, conformemente a quanto previsto dalla legge 482/99 dovrà assicurare l’uso della lingua piemontese nelle scuole di ogni ordine e grado e nelle università; l’uso della lingua piemontese nelle assemblee regionali, provinciali, comunali e delle comunità montane; l’uso orale e scritto nelle pubbliche amministrazioni; l’uso della toponomastica; l’uso della lingua piemontese nel servizio pubblico radiotelevisivo. L’obbiettivo è che anche grazie al disegno di legge della Senatrice Mirella Giai e dei Senatori cofirmatari, si possa finalmente uscire dallo stereotipo di un’identità sottostimata, per entrare a pieno titolo negli impianti legislativi istituzionali.
Questo pronunciamento è stato un atto fondamentale dell’autonomia di un ente locale nel determinare gli indirizzi della politica linguistico culturale della Regione Piemonte.
Dal rapporto IRES (Isituto di Ricerche Economico Sociali del Piemonte ) del 2007 è emerso che ben il 77% (3.140.000 persone) della popolazione della regione del Piemonte ha una competanza attiva o passiva della lingua piemontese : in 2.000.000 la parlano, mentre 1.140.000 la comprende.
Prima lingua del Piemonte, rappresenta dunque la seconda minoranza linguistica d’Europa dopo il Catalano.
Nonostante questi dati virtuosi, la lingua piemontese si trova in una situazione surreale, non essendo stata inclusa inspiegabilmente nell’elenco delle lingue sottoposte a tutela nella legge 15 dicembre 1999, n.482.
L’opposizione al suo riconoscimento non è dovuta a posizioni scientifiche, ma a prese di posizioni ideologiche che di fatto vorrebbero sottoporla ad una sorta di sospensione a divinis.
Questo ribaltamento dei significati evidenzia una gap democratico che partendo dal dato linguistico sfocia per sua natura nel campo sociologico e socio politico. Il diritto naturale linguistico non è un esercizio filosofico o intellettuale, poiché ha la necessità vitale di diventare parte integrante dell’impianto legislativo istituzionale.
Non si vuole oggi entrare nuovamente nel merito della genesi, istruttoria ed applicazione della legge di tutela, ma con l’onestà intellettuale che riconosciamo ai rappresentanti delle altre minoranze lingustiche tutelate, e che vedono giustamente in essa una fonte di sopravvivenza, ci sentiamo di affermare che, dopo quasi dieci anni sia ormai ineludibile l’esigenza di procedere ad una sua revisione. La connotazione linguistica è una caratterista che non può essere travisata né dall’interpretazione folcloristica, né dall’equazione a-scientifica del minus valore dialettale.
Questa soffocante corazza entro la quale si vorrebbe contenere lingua e cultura, non rispetta la storia del Piemonte, le sue tradizioni, il suo stile che è evidente, dalla centralità barocca fino alle caratteristiche specifiche di tutto il territorio.
La lingua è la chiave di apertura al confronto con le altre identità che fanno parte dei fenomeni dell’evoluzione della società moderna, ai quali sarà bene presentarci forti della nostra specificità, ma distinti e distanti da chi rifiuta il dialogo proprio perchè in effetti ha smarrito la propria storia.
La lingua non è egemonica, è interclassista; è trasversale alle dottrine politiche, alle questioni di coscienza ed alle convinzioni religiose, nessuno ne detiene il primato se non i locutori della stessa e questo è un elemento di democrazia che va al di là di ogni assioma tra identità e partito.
Rispetto a questa premessa, Gioventura Piemontèisa, unico soggetto che produce cultura vincolata alla progettualità legislativa, ha elaborato un testo di modifica della legge 482/99 per l’inserimento della lingua piemontese. Fatto proprio dalla Sen. Mirella Giai, in data 14 ottobre 2008, è stato presentato al Senato della Repubblica un disegno di legge (il n.1113) che ad oggi ha raccolto l’adesione dei Senatori (del gruppo della Sen. Giai) Gianpiero D’Alia, Oskar Peterlini, Manfred Pinzger, e dei Senatori eletti in Piemonte :Stefano Ceccanti, Mauro Maria Marino, Magda Negri, Lucio Malan, Pietro Marcenaro, Roberto Della Seta, Franca Biondelli.
Il 16 Dicembre 2008 è stato assegnato alla 1ª Commissione Affari Costituzionali.
In tale senso i Senatori co-firmatari del disegno di legge hanno dimostrato che l’interlocuzione tra soggetti culturali e politici può produrre una spinta virtuosa nell’individuare esigenze culturali- linguistiche sottoposte a valenze riduttive anche attraverso la volontà d’ inserirle nel dibattito parlamentare.
La prassi legislativa prevede vari passaggi nel contesto istituzionale e naturalmente non ci nascondiamo le difficoltà che un disegno di legge può affrontare, anche alla luce di controdeduzioni che potranno emergere.
Ci sentiamo comunque di sottolineare un punto: l’istruttoria sulla lingua piemontese è ampiamente terminata, questa lingua non ha bisogno di esami ma di sostegni.. Se il profilo scientifico ne ha sancito il suo valore, è allora nella saldatura del rapporto di tutte le forze politiche, identitarie di pensiero che è necessario agire nel sostegno all’iter parlamentare.
Il riconoscimento legislativo, conformemente a quanto previsto dalla legge 482/99 dovrà assicurare l’uso della lingua piemontese nelle scuole di ogni ordine e grado e nelle università; l’uso della lingua piemontese nelle assemblee regionali, provinciali, comunali e delle comunità montane; l’uso orale e scritto nelle pubbliche amministrazioni; l’uso della toponomastica; l’uso della lingua piemontese nel servizio pubblico radiotelevisivo. L’obbiettivo è che anche grazie al disegno di legge della Senatrice Mirella Giai e dei Senatori cofirmatari, si possa finalmente uscire dallo stereotipo di un’identità sottostimata, per entrare a pieno titolo negli impianti legislativi istituzionali.
Roberto Saletta