L’ACCORATO APPELLO DEL COMITATO DI SALVAGUARDIA CHE CHIEDE L’INTERVENTO DELLE ISTITUZIONI E DENUNCIA: ‘IN PROVINCIA DI ASTI UNA PICCOLA POMPEI, CHE RISCHIA DI CANCELLARE PER SEMPRE UN IMPORTANTE PEZZO DI STORIA DEL PIEMONTE’.
Ast/Asti 28.3.2014 – ‘Salviamo il castello medievale di Frinco d’Asti, nel Monferrato: uno dei simboli della storia del Piemonte rischia di finire in briciole’. A chiederlo, il Comitato di Salvaguardia del Castello, che stamane ha denunciato, nel corso di una conferenza stampa ad Asti, lo stato di degrado della struttura, che sovrasta il paese di Frinco, teatro di una serie di crolli, l’ultimo verificatosi lo scorso 5 febbraio 2014. Complici le abbondanti piogge, l’avancorpo del castello ha ceduto ed è franato verso valle, lambendo una delle abitazioni del centro storico e invadendo la carreggiata, già vietata al transito dall’amministrazione comunale.
Un crollo annunciato, denuncia il comitato, sottolineando che dal 2011 si erano verificati altri cedimenti e piccole frane nel terreno circostante, che hanno anche coinvolto la piazza del paese, la chiesa e il viale di accesso al castello. A complicare i fatti, si aggiungono le vicende giudiziarie di cui il castello è protagonista. Acquistato nel 1992 dalla famiglia Pica Alfieri, che ha aperto al pubblico uno dei saloni nel 2000, è stato ceduto a una società milanese, poi fallita. La struttura ora è gestita da un curatore fallimentare che l’ha messa all’asta, andata deserta.
La storia del castello di Frinco affonda le radici nel XII secolo. Considerato uno dei più grandi del Monferrato, l’antico maniero appartenne a molte famiglie nobili: i Pelletta, i Turco, i Mazzetti, i Savoia, i Roero di Settime e gli Incisa. Fra le sue mura si scrisse un pezzo di storia piemontese il 19 aprile 1227, quando Bonifacio II di Monferrato firmò l’alleanza con Asti. Il castello nel Quattrocento fu anche sede di una zecca. Oggi quei saloni un tempo aperti e affacciati sulle colline e i boschi del Monferrato, sono chiusi al pubblico, tristemente vuoti.
‘Ci sentiamo impotenti e chiediamo alle istituzioni di intervenire – afferma Silvia Marchiori, referente del Comitato, che rivolge un accorato appello – È necessario che il castello di Frinco, importante e grandioso monumento storico piemontese, oltre che preziosa risorsa per il paese e la collettività, sia messo subito in sicurezza, per tutelare l’incolumità pubblica da ulteriori gravi rischi e per salvaguardare la nostra storia, la nostra arte e la nostra cultura’.
Contatti:
Silvia Marchiori, Comitato Salvaguardia Castello di Frinco, 393 64 88 279
Carlo Comoli, Gioventura Piemontèisa, 328 12 92 172
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Castello di Frinco, dopo il crollo un appello alla messa in sicurezza
Operativo da alcuni anni, il Comitato di salvaguardia del castello di Frinco dopo gli ultimi accadimenti ha ripreso slancio. Così è stata convocata nei giorni scorsi una conferenza-incontro nella sede istituzionale della Provincia. Muzio Pica Alfieri, rappresentante dell’ex proprietà del castello, ha cercato di ricostruire gli ultimi anni vissuti dal maniero in una «intricata e delicata situazione».
«L’obiettivo di questo vertice è cercare di far chiarezza con la volontà di mettere in sicurezza il bene che è un monumento storico e patrimonio del paese e collettivo. Riportare quell’attenzione che finora non c’è mai stata da parte di enti ed istituzioni. Ma per comprendere tutti i fatti sarà necessario che si debbano verificare le responsabilità», precisano dal Comitato. E dall’ex proprietario una forte accusa: «le vendite del fallimento sono illecite». Parole che minano il futuro prossimo del maniero, visto che un secondo esperimento dell’asta è stato bandito per il prossimo maggio, dopo il primo andato deserto. Invece sono sempre presenti in via al Castello le macerie conseguenti il crollo avvenuto lo scorso 5 febbraio. Il Comitato di salvaguardia sposa la causa della famiglia astigiana Pica Alfieri che possedeva lo storico immobile fino al passaggio delle chiavi al curatore del fallimento della società immobiliare Daupher Srl, dichiarato dal Tribunale di Milano nel giugno 2012.
Vicenda in cui Pica Alfieri si dichiara vittima di una truffa. La sentenza del Tribunale di Asti datata 2012 dichiarava la vendita simulata ma efficace tra il padre Gianfranco Pica Alfieri e Daniele Passarelli, amministratore unico della società milanese. Giudizio impugnato innanzi alla Corte dei Conti di Torino «e la cui sentenza sarà opponibile davanti alla causa fallimentare» ha precisato Muzio Pica Alfieri. L’ex proprietario ha dichiarato che sono 24 le cause giudiziarie aperte che lo vedono coinvolto. «Vicende che hanno impedito di dare avvio al progetto di messa in sicurezza e ristrutturazione del castello che avevamo elaborato coinvolgendo personalità di spicco in ambito nazionale, che hanno aderito al comitato di salvaguardia».
Studio legato ad arte, storia e spiritualità con edilizia sostenibile non legato solo all’aspetto commerciale «ben diverso da quello che avrebbero i potenziali acquirenti, interessati all’asta che farebbero del maniero un hotel di charme e spa», ha anticipato Pica Alfieri. «Assolutamente non si può parlare di abbattimento controllato, come qualcuno ha in modo scellerato prospettato», rincara Carlo Comoli di “Gioventura Piemonteisa”, che ha aggiunto: «l’emergenza è dovuta in gran parte alla mancanza di consapevolezza. Le istituzioni debbono fare il proprio dovere per recuperare il castello». Invito soprattutto all’operatività da parte di Marco Devecchi dell’Osservatorio del paesaggio: «si deve lavorare per trovare le soluzioni più opportune».
Nessun rappresentante dell’amministrazione comunale, che peraltro non era stata invitata, ed a cui il Comitato imputa «errori madornali negli interventi». Assente pure la Sovrintendenza ma l’impegno di un loro coinvolgimento già nel prossimo incontro che dovrebbe essere convocato dopo le vacanze pasquali. Nel frattempo si attende di poter procedere alla rimozione delle macerie mentre ha trovato una nuova sistemazione abitativa in località Molinasso Mariuccia Avidano, proprietaria della casa più prossima alla porzione di maniero crollata una delle tre oggetto dell’ordinanza di sgombero firmata dal sindaco alla vigilia di Natale, che vietava anche il transito in via al Castello e conseguentemente alla chiesa parrocchiale.
Maurizio Sala l La Nuova Provincia | 31.3.2014