In occasione del Giorno della Memoria 2014 Gioventura Piemontèisa replica agli ► attacchi subiti dal Conservatorio di Torino proponendone l’intitolazione a Leone Sinigaglia.
Il 27 Gennaio sarà infatti presentata formale richiesta al Sindaco di Torino, sotto forma di petizione, «affinché si attivi per l’intitolazione del Conservatorio Statale di Musica “Giuseppe Verdi” di Torino a ► Leone Sinigaglia, musicista piemontese e vittima dell’antisemitismo».
Leone Sinigaglia nacque a Torino il 14 Agosto 1868. Di famiglia ebraica di madrelingua piemontese, imparò altre quattro lingue, ebbe una formazione letteraria, fu pioniere dell’alpinismo (partecipò a numerose ascensioni e tracciò nuovi sentieri) e fu soprattutto musicista.
Su invito di Dvořák, a partire dal 1902 intraprese la ricerca sul campo della musica tradizionale piemontese, salvando dall’oblio 500 melodie e 120 testi. Alla ricerca seguì l’elaborazione armonica, tutta (in particolare la sua ultima produzione) ispirata alla tradizione piemontese e che, grazie al Maestro Arturo Toscanini, assunse rilevanza mondiale.
La morte di Leone Sinigaglia è legata alle persecuzioni contro gli ebrei del regime fascista italiano. La casa del Maestro a Cavoretto venne requisita dal governo e saccheggiata, e tutti i suoi ricordi di famiglia sparirono. Profondamente colpito, ricoverato all’Ospedale Mauriziano, il 16 Maggio 1944 venne colà tratto in arresto e, mentre veniva eseguito il fermo, morì.
L’opera di Leone Sinigaglia ha portato il Piemonte ad essere uno dei Paesi meglio documentati d’Europa sotto l’aspetto musicale.
La sottovalutazione di questo patrimonio è stata la spinta che ha portato Leone Sinigaglia, amico di Johannes Brahms, Gustav Mahler e Antonín Dvořák, a raccogliere la memoria superstite della nostra musica etnica, con l’obiettivo dichiarato di restituire al Piemonte la propria musica.
Roberto Leydi ha scritto che Leone Sinigaglia è stato l’unico nelle nostre contrade a farsi ricercatore e compositore con il medesimo spirito di Bèla Bartók, vale a dire ispirato da un sentimento nazionale (piemontese).
La richiesta di Gioventura Piemontèisa mira, in occasione del Giorno della Memoria e del Settantesimo anniversario della scomparsa di Leone Sinigaglia (il prossimo 16 Maggio), a fare in modo che la Città di Torino si faccia parte attiva per rendere omaggio al nostro grande ed emblematicop musicista piemontese dedicandogli Conservatorio, oggi intitolato a Giuseppe Verdi, riaffermando così l’identità piemontese su questa istituzione artistica.
E Verdi? Il Conservatorio torinese fu costituito nel 1936 (quindi sotto lo stesso governo che uccise Sinigaglia) quando l’ “Istituto Musicale della Città di Torino” passò d’ufficio sotto la competenza dello Stato italiano. Verdi deve quell’intitolazione, come gran parte del suo successo, al fatto di essersi docilmente lasciato strumentalizzare dai rivoluzionali risorgimentali. D’altronde il suo nome appare già su decine di strade, piazze e istituzioni in italia, pertanto si potrebbe fare a meno del suo nome almeno per il Conservatorio di Torino.
Tanto più che Verdi fu palesemente ostile al Piemonte. Scrisse Bersezio:
«Torino avrebbe pur voluto tributare [festevoli accoglienze] al gran musicista; ma questi sempre, con una specie di affettazione, ne respinse l’offerta e ne evitò l’occasione […] questa forse giusta preferenza [verso Milano] parve ispirare nel gran maestro, e non saprei proprio immaginarne un perché, una certa avversione alla capitale del Piemonte. […] è la nostra la sola in cui il Verdi non siasi recato in viaggio per conoscerla; invitato, pregato, sollecitato, mai non volle venire a mettere in scena, a dirigere una sua opera, la esecuzione d’un suo componimento musicale, mai non acconsentì che una sua opera si rappresentasse la prima volta sulle scene torinesi […]. Eletto deputato al primo Parlamento italiano […] si risolvette di poca buona voglia a venire a Torino; giuntovi evitò ogni relazione, ogni conoscenza, si rinchiuse in un ispido isolamento di malumore e poco dopo se ne partì, lasciando per memoria del suo passaggio il seguente frizzo soltanto: che egli aveva usato nella musica tutti i tempi, ma non aveva mai potuto soffrire il tempo perso».