Arrestato l'ex-sovrintendente ai Beni architettonici e al paesaggio del Piemonte | In che manacce i Piemontesi lasciano le testimonianze della propria identità

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E così il Pernice, già Sovrintendente ai beni architettonici e al paesaggio del Piemonte, è finito impallinato o, meglio, è stato messo in gabbia. Vale a dire, arrestato con altre quattro persone, tra cui l’ex-presidente della Regione Piemonte Ezio Enrietti, già arrestato nel 1985 per traffici nella Sanità e successivamente condannato in primo grado a quattro anni di galera per lo scandalo degli “affitti d’oro”.

Indagata pure sua moglie, Grazia Ferreri, ora Direttrice del settore patrimonio della Regione (e tutti si chiedono chi l’abbia nominata in tale delicata e importante posizione, dal momento che la Regione appaltava alla società Les, di cui “socio occulto” era proprio il marito).

Secondo il giudice Loretta Bianco, titolare dell’inchiesta, la Direttrice regionale sarebbe addirittura il “perno silente intorno al quale ruotano gli appalti aggiudicati direttamente o indirettamente alla Les”: il suo ruolo è definito “chiave”.
Al Commendatore della Repubblica Italiana Francesco Pernice (che, dopo  l’incendio della Cappella della Sindone, avrebbe dovuto venir licenziato in quanto Direttore tecnico a Palazzo Reale – invece è stato promosso Soprintendente) si contesta di essere coinvolto in un giro di tangenti per appalti per dieci milioni di euro legati ai restauri alla reggia della Venaria Reale e ad altri monumenti piemontesi.

Egli, inoltre, avrebbe assegnato dei lavori alla ditta che ha assunto il figlio (Leo Longanesi diceva che la bandiera italiana dovrebbe riportare una scritta: “ho famiglia”…) e, tanto per fare buon peso, si sarebbe fatto ristrutturare anche la casetta di proprietà, con tanto di tinteggiatura, da un’impresa “amica”.

Francesco Pernice, ex-sovrintendente

Francesco Pernice era il Direttore tecnico di Palazzo Reale quando, sedici anni fa, la cappella guariniana della Santa Sindone, un capolavoro barocco di importanza mondiale, bruciò come un cerino (e si spense da sola perché i pompieri non avevano l’acqua…), dopo che il sindaco Castellani pensò bene di organizzare un cocktail a Palazzo Reale per l’allora segretario generale dell’ONU Kofi Annan.

E A PERSONAGGI COME QUESTI È DEMANDATA LA CONSERVAZIONE (?) DEI BENI CULTURALI PIEMONTESI!

A gente nominata da Roma (doma!) che pensa a farsi imbiancare la casa mentre le memorie storiche del Piemonte, testimoni della nostra peculiare identità, spariscono (che è giusto quel che vuole lo Stato italiano).

E poi per la lingua e l’identità del Piemonte la Regione, da tre anni, non ha più la legge di tutela e non trova una lira, mentre l’assessore alla cultura Coppola (che si dice “arrabbiato”, bontà sua!) non si sa dove sia e il Presidente sembra affaccendato in tutt’altro.

Intanto la Regione Siciliana ha l’Assessorato ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana. Noi, la nostra identità continuiamo a lasciarla nascondere, devastare e cancellare dalle camarille tricolori e a dare aria ai denti.

8.10.2013

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«Për fé fòra un pòpol, a s’ancamin-a co’l gaveje la memòria. As dëstruvo ij sò lìber, soa coltura, soa stòria... ».

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