Turin/Torino. La ex-Diatto colpita dalle ruspe con un colpo di mano. Di nuovo calpestata l'identità della nostra Capitale.

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HORRIBILE DICTU! Tra lo sgomento e lo stupore dei residenti del Quartiere Cenisia e di tutti coloro che hanno avuto un genitore, un nonno, un lontanto parente, un amico che abbia lavorato negli storici stabilimenti della Diatto-Viscosa, è iniziata all’alba (…) la demolizione del silos-cisterna della fabbrica, simbolo delle nobili pagine di storia industriale che sono state scritte nel quadrilatero Via Cesana-Via Frejus-Via Revello-Via Moretta e della fatica di migliaia di lavoratori che si sono avvicendati nelle fabbriche di questo isolato. Vederlo così, semi-distrutto è come vedere un eroe colpito a morte, ma che ancora urla il proprio disperato inno alla vita. Non c’erano riuscite le bombe della II Guerra Mondiale. Ci sono riuscite le ruspe il 5 giugno 2013.
(Monginevro Cultura)

Il Comitato doveva essere ascoltato in Comune il 18 giugno. Stamattina presto, con il solito colpo di mano è invece iniziato l’abbattimento.

È cominciato oggi, 5 giugno 2013, l’abbattimento dell’ex-stabilimento della Diatto, la storica casa automobilistica torinese di via Frejus, per la costruzione delle solite orribili case e dell’ennesimo inutile supermercato. Come al solito il cantiere è presidiato dalle forze dell’ordine, in “italia” sempre schierate contro i cittadini.
Svenduto dall’ineffabile Comune ai privati (Fondo Città di Torino), ha cominciato a essere demolita una pregevole cisterna dei primi del Novecento – quindi vincolata (anche se questo, evidentemente, non conta nulla). Per di più, sono stati danneggiati i resti dell’acquedotto romano di via Botero che erano depositati nell’edificio, già inventariati e catalogati.
La Soprintendenza italiana (per la quale va sempre tutto bene: si pensi, per restare a tempi recenti, allo scandalo della demolizione di Stazione Dora) è, ancora una volta, complice di chi vuole distruggere l’identità torinese, mentre la tutela dei nostri beni culturali dovrebbe essere il primo dovere delle istituzioni.
Per tentare di fermare lo scempio si era anche costituito un apposito Comitato, che ha iniziato una serie di azioni di sensibilizzazione (petizioni, appelli, segnalazione alla Soprintendenza e richiesta di incontri per spiegare la situazione, ecc.) delle quali, in questa città corrotta e omertosa, ovviamente, non si è tenuto conto. Anzi: c’è da scommetterci che i cittadini del Comitato verranno fatti passare per dei rompiballe e dei sovversivi e verrà loro appiccicato la solita etichetta (del tipo “anarco-insurrezionalisti”, che non significa nulla ma comprende tutto…) per screditarli e per silenziare la loro proposta e la loro protesta.
Il gioco è questo: prima il Comune fa 6 miliardi di debito senza che nessuno abbia niente da dire e poi, con la scusa attaccata con lo sputo di “risanare il bilancio”, svende i beni pubblici agli “amici”. A Natale, mentre a Napoli lo Stato italiano ha regalato 300 milioni, a Torino dobbiamo aggiustarci (anche perché i nostri “rappresentanti” a Roma sono completamente inesistenti e inutili).
Grazie al Municipio, alla Giunta Fassino e a tutto l’ambaradan che lo sostiene e che gli gira intorno (tutte entità estranee, nemiche, che odiano la Città, il Piemonte e la sua identità) da oggi abbiamo un pezzo di Torino in meno.

Comunicato

All’alba del 5 giugno 2013 le Forze dell’Ordine hanno occupato militarmente l’edificio della Diatto ex-Snia, contemporaneamente sono iniziati i lavori di demolizione.
 
Il comitato di cittadini intende esprimere tutta la propria indignazione per un atto repentino avvenuto nonostante fosse previsto, per il 18 giugno 2013, il diritto di tribuna in Comune, a seguito della petizione presentata al Consiglio Comunale, per richiedere la tutela dell’importante fabbrica ed evitare un ulteriore speculazione edilizia a Torino.
 
Su quest’area incombono gli interessi di costruttori e speculatori, che il Comune appoggia con la scusa di dover rientrare dal suo debito pubblico, a totale discapito degli interessi dei cittadini: invece di spazi verdi e aggregativi, si costruiranno palazzi tra sei e otto piani, negozi e parcheggio sotterraneo.
 
Si intende anche segnalare che all’interno della fabbrica vi sono importanti reperti archeologici, lasciati dalla Soprintendenza archeologica e mai recuperati. Sono i reperti dello scavo di via Botero avvenuto nel 2010, importanti e rari resti di acquedotto romano. Finiranno in discarica assieme alle macerie?
 
Il Comitato di cittadini SniaRischiosa

La cisterna in aprile
(ingrandire)

L’abbattimento della “torëtta” (la cisterna) filmato da Gioventura Piemontèisa, iniziato non appena l’ass. Passoni è uscito dal cantiere. La demolizione è proprio iniziata dal “simbolo”, nel più totale disprezzo delle proteste dei cittadini, sotto la minaccia di polizia e carabinieri.

L’inascoltato appello contro la demolizione

► Gioventura Piemontèisa era presente con i cittadini del Borgo (files audio):

Le ragioni del Comitato: AUD0001
L’inutile “sopralluogo” della “soprintendenza”: AUD0004 sorintendensa
L’inutile visita del Comune di Torino, rappresentato dall’ass. Passoni: AUD0005 Passoni intrada
L’ass. Passoni esce dal cantiere, contestato dai cittadini, e subito inizia la demolizione della cisterna:  AUD0006 Passoni surtia e demolission

5.6.2013, Turin/Torino, ex-Diatto. Come sempre in questo maledetto Paese chiamato “italia” i soprusi contro i cittadini e gli sfregi alla storia vengono effettuati all’improvviso, con la forza e sotto la minaccia della violenza.
Gli amministratori pubblici, dal canto loro, danno l’impressione plastica di non essere che dei miseri segnaposto (Foto: Gioventura Piemontèisa) 

« I son nà an via Cesana 21 ant ël magg dël ’43. Dal pogeul e da la fnestra dël ters pian, da masnà i vëdìa la torëtta àuta, gròssa e rionda con ël parafùlmin an ponta, ch’a servìa a dëscarié la fòrsa dla lòsna. Parèj a disìo, e tuti a-i chërdìo. A-i é pì nen.
A mes bòt d’ancheuj (6.6.2013), ant ël mentre i tornava a mia ca an via Lombriasch,  i son fërmame për un moment andova che via Morëtta a ancrosia via Cesana. A-i era ‘d viture dla polissìa daspërtut, e tanta póer ch’a s’aussava an cél. Le ruspe an fonsion a l’han fame vnì ij frison ant la schin-a; a mastio mon come ghërsin e a sgnaco tut.
A va già bin ch’a peul nen ëscancelé j’arcòrd, ma l’ëspetàcol ch’a dan a ampiniss l’aria ‘d mòrt.
I son stàita sbacalìa e a l’é vnume an ment quand che, tornand da scòla, i vëddìa da distant la torëtta. Antlora i corìa e i travërsava la stra pròpi andova për tant temp a l’é staje la Vincenzi, con ël nòm ch’a coatava ‘l pogeul.
La ca a l’é ancora lì com’antlora, le bombe dla guèra a l’han lassala an pé, come la ca ‘d Ferruccio Nòvo, ël pressident dël Grand Turin, andova i stasìa mi.
Doi pass pì an là a-i era ‘l dòp-travaj dla Snìa-Viscosa, con na giostrin-a ‘d bòsch, tuta colorà, për ij cit dij dipendent. Bele s’a l’han fàit un sènter sportiv, a l’han lassà quasi tut come ch’a j’era. Mè papà a l’ha sempe dime che lì a l’avìa parlà ‘dcò ‘l duce co’l megàfoni, ma mi i j’era tròp cita, e ‘m ricordo mach ch’a l’ha dimlo.
Am anteressa nen lòn ch’a veulo fé adess andova a-i era la Diatto.  Campand giù la torëtta con ël parafùlmin, ël borgh a l’é pì nen chiel, e a lo sarà mai pì. A l’é andassne via un tòch d’ëstòria ‘d Turin. Am dëspias ».

Renata Capello

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«Dopo la Lancia, un altro simbolo sacro della gloriosia storia operaia novecentesca di San Paolo-Cenisia – gli ex-stabilimenti che accolsero prima la Diatto e poi la Viscosa (ma anche la Utita e la Officine Moncenisio) – sta per lasciare il posto all’ennesimo centro residenziale, con palazzi e annesso supermercato. All’interno dell’area è previsto un ampio spazio destinato a giardino con alberate, e percorsi di attraversamento pedonale. Ma nulla sarà come prima.
Si è iniziato con l’abbattimento del vecchio silos-cisterna dell’antica fabbrica, una sorta di faro, di totem, di campanile laico eretto a ricordo della fatica di quelle migliaia di lavoratori che si sono avvicendate nel corso di più di cent’anni di storia industriale in questi stabilimenti.
Sarà salvata almeno l’attigua Centrale Termica, dalla copertura armoniosa, e caratterizzata da linee leggere e filanti? Sembra di no, perchè l’impeto della demolizione ha già coinvolto irrimediabilmente uno dei suoi quattro muri perimetrali. Poi le ruspe continueranno imperterrite il loro lavoro di demolizione, pachidermi che si muovono sgraziati nella foresta dei ricordi, devastando la memoria e violando la storia industriale di questo quartiere.
Sì, è vero, resterà la Palazzina Uffici, opera del maestro del liberty torinese Pietro Fenoglio, nonché tratti degli antichi muri perimetrali e qualche altro cimelio o frammento degli antichi stabilimenti, di cui la Sovrintendenza ha sancito la particolare valenza architettonica e che ha – bontà sua – ritenuto inviolabili. Ma è troppo poco per non lasciare nell’angoscia e nel disorientamento i residenti, i Torinesi tutti, e nello smarrimento tutti coloro (e sono tanti) che sono sensibili al valore della storia e della nostra cultura, e che da questo intervento si sono sentiti vilipesi e smarriti».

Sergio Donna

Dal profilo Fb di Sergio Donna:
A.G. …date loro tempo e un pezzo alla volta distruggeranno le radici della città. Prima la Lancia ora la Diatto. Che altro ancora?
Per evitare proteste immagino che non abbiano messo nessun avviso. Così come sui giornali o alla televisione…
C’è qualche altro edificio storico da sacrificare? Vediamo: Il Duomo, ci vedrei bene un grattacielo della Unicredit; Piazza Castello, un bel parcheggio multipiano; Castello del Valentino, un bel complesso residenziale con vista collina; da Superga al monte dei Cappuccini, una bella serie di pale eoliche che alimenteranno il grande centro commerciale che sorgerà al posto del castello di Stupinigi… 
C.T.: Ma non era in uso mantenere dei riferimenti, vedi ad es. le ciminiere delle fonderie antiche, ad uso cartografico militare?  Forse non ha senso, ma a noi tutti nella vita servono dei riferimenti, credo anche ambientali per poterci riconoscere e continuare ad amare il nostro territorio… sopratutto dove c’è stato sudore e fatica delle nostre genti!
L.P.: L’esercito usa Google per le mappe quindi si può anche demolire tutta TORINO

Il banale e anonimo progetto approvato che trasformerà l’isolato nel solito inutile centro commerciale (che farà chiudere tutti i negozi del quartiere) con annesse abitazioni a scatola come si possono trovare in tutte le città del mondo.

resti dell’acquedotto romano provenienti da via Botero, finiti sotto le macerie: alcuni sono danneggiati, altri confusi con le macerie (Foto: Comitato SniaRischiosa) ▼

 Turin/Torino: No alla speculazione sulla ex-Diatto, memoria del passato industriale della città
► Continua la distruzione della memoria piemontese | Torino: Appello pubblico – Non demolite la ex Diatto-SNIA

 1.10.2013 – Ricorso ed esposto sul processo di demolizione della ex-Diatto (ex-Snia) di Torino

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