Il Piemonte nella pizza

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C’è la pizza, gli spaghetti e il mandolino (anche se manca la lupara). In Veneto la biondina in gondoleta, Vivaldi e il campanile di San Marco; a Firenze il Davide, la cupola del Brunelleschi e Palazzo Vecchio; a Pisa c’è la Torre; in Sardegna la pecora; in Calabria il peperoncino e la melanzana; in Sicila l’Etna, il tempio e il carretto. Poi c’è il Colosseo, er Cupolone, la Lupa, il Vesuvio, Dante e Pinocchio. Persino alla stradimenticata Liguria sono rimasti due fiorellini della Riviera.
In Piemonte lo spazio è totalmente occupato dal duomo di Milano, giacché in Lombardia c’è già Verdi. Poi c’è una striminzita macchinina da corsa (forse una Ferrari?). Non sono rimaste neanche le montagne, le più alte d’Europa. Si presenta così la pagina dedicata all’Italia in una pubblicazione della Commissione Europea e distribuita dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Nascosto e negato, veramente il nostro Piemonte in questo stivale c’entra proprio poco. Anzi, non c’entra per niente, al punto che l’Italia può bellamente fare finta di dimenticare la nostra identità. Come non fossero mai esistiti: le nostre lingue, i Sacri Monti, la Santa Sindone, Don Bosco, i nostri re e duchi, i nostri monumenti, la nostra cucina, i nostri vini…

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«Për fé fòra un pòpol, a s’ancamin-a co’l gaveje la memòria. As dëstruvo ij sò lìber, soa coltura, soa stòria... ».

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