Dopo averla discriminata nel proprio Statuto la Regione è oggi intenzionata ad escludere la lingua piemontese dalla legislazione a tutela delle minoranze linguistiche.
Il Piemonte possiede una ricchezza culturale unica nel panorama europeo: una pluralità linguistica originale che vede ancora oggi l’uso di quattro lingue autoctone: la lingua piemontese, la lingua occitana, la lingua francoprovenzale e la lingua dei Walser (Tittsch/Tittschu), ognuna delle quali caratterizzata dalle sfumature locali che esprimono ancor con maggiore chiarezza e intensità l’identità culturale di ogni regione, zona o villaggio.
Sono tutti a conoscenza di come lo Stato, alla fine del 1999, abbia riconosciuto – con oltre cinquant’anni di ritardo rispetto alla promulgazione della Costituzione e solo perché incalzato dalle istituzioni comunitarie – le varietà linguistiche parlate sul proprio territorio; purtroppo quando per qualcuna di queste, ormai giunta al “punto di non ritorno”, è pressoché inevitabile l’estinzione.
La sparizione di una lingua significa l’annullamento di una cultura, di un modo di vedere e di percepire la realtà; un impoverimento per il Paese e per tutta l’Umanità.
Il primo passo verso il salvataggio delle lingue e delle culture minoritarie è il riconoscimento della loro esistenza e del loro nome.
Tutti sono informati, inoltre, dell’odiosa discriminazione operata da questa Legge dello Stato (la n. 482/1999) verso la lingua piemontese: la seconda lingua di minoranza d’Europa per numero di parlanti non è stata riconosciuta tout-court, per ragioni meramente di partito.
La nostra lingua piemontese è fino ad oggi riconosciuta dal Consiglio d’Europa, dall’Unesco e dalla Regione Piemonte, che l’ha definita “lingua regionale” nel ’99.
Da alcuni mesi diverse proposte di legge in Regione mirano ad “uniformare” la legge regionale a quella dello Stato e ad estromettere la lingua piemontese dall’elenco delle lingue riconosciute sul territorio amministrato dalla nostra Regione.
Queste proposte verranno discusse nelle prossime settimane: in caso di approvazione vedremmo la Regione Piemonte abdicare alla pur minima autonomia, per allinearsi alle posizioni più ottuse e discriminatorie. Posizioni ideologiche che pretendono (arbitrariamente e senza alcuna conoscenza in merito) di stilare “elenchi” di lingue e culture meritevoli di tutela e di condannare alla sparizione altre lingue e culture delle quali, secondo loro, il futuro potrà fare a meno.
Proseguiamo con maggior forza la battaglia per opporci ai pregiudizi di stampo ideologico che vogliono far sparire le nostre lingue. Il piemontese non è una lingua di Serie B.
(Gioventura Piemontèisa Ann XIV N. 1, 6.1.2007)