COMUNICATO STAMPA
La Corte Costituzionale nega il riconoscimento della lingua piemontese.
Gioventura Piemontèisa: «Il piemontese è l’essenza della nostra identità.
La Regione e i Parlamentari piemontesi si prendano le proprie responsabilità
per fare acquisire alla Regione le competenze necessarie»
La bocciatura da parte della Corte Costituzionale della legge regionale del Piemonte che riconosceva la lingua piemontese rappresenta un’aperta violazione dei diritti umani dei Piemontesi (sanciti tra l’altro dalla Convenzione Europea delle Lingue Regionali e Minoritarie e dalla Dichiarazione Universale sui Diritti Linguistici).
Il piemontese è riconosciuto come “lingua” dall’Unione Europea e dall’Unesco. Le sue caratteristiche tipologiche lo staccano nettamente dall’italiano (assai di più di quanto il portoghese non sia diverso dallo spagnolo) e ciò è stato riconosciuto in più occasioni negli anni dai più eminenti linguisti delle Università di tutto il mondo.
Il mancato riconoscimento del valore della lingua dei Piemontesi avviene perché, a detta della Corte Costituzionale, “eccede dalla competenza regionale” attribuendo alla lingua piemontese un valore “non solo culturale”. Viene quindi rifiutato il principio stesso che le lingue minoritarie possano essere impiegate come lingue veicolari, relegandole ad un ruolo subalterno di semplici “custodi della memoria” (in aperta contraddizione con tutte le direttive europee al riguardo, con il diritto internazionale e con la volontà dei Piemontesi, chiaramente emersa anche dal recente sondaggio IRES del 2007: il 75% delle famiglie si è dichiarata favorevole all’insegnamento scolastico del piemontese).
Questa ennesima discriminazione e questo nuovo schiaffo morale al popolo piemontese si configura come una decisione meramente “politica”, volta a minorizzare e folclorizzare l’identità dei Piemontesi per nasconderla ed assimilarla ad altri modelli ad essa estranei.
Gioventura Piemontèisa, Movimento per l’Identità della Minoranza Linguistica Piemontese – attivo da 17 anni nell’organizzazione di corsi di lingua per adulti e nelle scuole, anche per conto della Regione Piemonte – contesta il principio che debba essere lo Stato centrale a dettare legge sul riconoscimento delle lingue parlate sul territorio. Tale diritto deve spettare alla Regione, e il fatto di avere negato il valore di lingua al piemontese con motivazioni a nostro giudizio pretestuose, sposta il problema del suo riconoscimento su un piano squisitamente politico: forse gli estensori della sentenza non si sono resi pienamente conto che con questa si è sancito che i Piemontesi, per vedere riconosciuti i propri sacrosanti diritti linguistici, devono necessariamente ottenere lo Statuto speciale per la propria Regione. Infatti solo dove vige il regime di autonomia speciale (Aosta, Bolzano) le minoranze linguistiche vengono effettivamente tutelate.
Gioventura Piemontèisa auspica e si impegna per una nuova presa di coscienza da parte del Consiglio Regionale e dei Parlamentari piemontesi, affinché essi, al di là degli schieramenti, vogliano impegnarsi per fare assumere in tempi brevi alla Regione Piemonte le competenze in materia che le spettano in base ai trattati internazionali.
Gioventura Piemontèisa
Torino, 14.5.2010
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