“Il sacrosanto criterio di equità”

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Dal “Corriere della Sera” del 20 marzo:

L’italiano escluso dall’ Europa, «L’ oligarchia di inglese, francese, tedesco discrimina la nostra lingua».

È una discriminazione palese, secondo Francesco Sabatini, ex presidente dell’ Accademia della Crusca, studioso impegnato da sempre sul fronte delle politiche linguistiche e della salvaguardia dell’ italiano. La Comunità europea si avvia a instaurare di fatto (e tacitamente) un’ oligarchia linguistica composta dalla triade inglese-francese-tedesco. L’ ultimo atto di questa tendenza ormai consolidata è il nuovo concorso generale per la selezione del personale permanente delle istituzioni europee promosso dall’ Ufficio apposito (EPSO) della Commissione. La sola clausola che attenua la «discriminazione», ma non del tutto resa esplicita dal bando, è che la prova d’ esame va sostenuta comunque in una seconda lingua, sempre da scegliersi entro la triade. Dunque, un inglese potrebbe scegliere il tedesco o il francese e così via. Non sono previsti, però, né l’ italiano né lo spagnolo né il portoghese né altri idiomi nazionali. […]
«A livello simbolico, lingue come lo spagnolo, l’ italiano e forse il polacco perdono di prestigio. Questo rafforzerà ancora di più agli occhi dell’ opinione pubblica l’ importanza dell’ inglese, francese e tedesco come «le lingue che contano» in Europa, e di conseguenza ciò favorirà il loro insegnamento nelle scuole (creando un circolo che si autoalimenta per cui il trilinguismo comunitario è sempre più “giustificabile”)». Sarà fatale, se le cose andranno in questa direzione, che l’ insegnamento all’ estero delle lingue «inutili» ai fini dei concorsi è destinato a subire un ridimensionamento notevole: perché mai, stando così le cose, uno studente spagnolo dovrebbe scegliere l’ italiano come seconda lingua? A scanso di equivoci, Sabatini ritiene «comprensibile» il primato assegnato all’ inglese come lingua veicolare nelle istituzioni o come lingua ausiliaria di intermediazione: «Ma perché il tedesco e il francese?». Si potrebbe obiettare che sono le lingue continentali più diffuse dopo l’ inglese. Questo però non basta a rendere equa la decisione: «È chiaro che il 99 per cento dei concorrenti “stranieri” avranno più difficoltà degli altri e questo avrà un’ incidenza nefasta sui posti di lavoro, oltre a compromettere il prestigio e l’ identità degli altri Paesi». […]
Gazzola va oltre: «Sembra che la Commissione imponendo questi requisiti al concorso stia effettuando una “scrematura” preliminare del personale comunitario al fine di renderlo sempre più omogeneo dal punto di vista linguistico». Potrà apparire sorprendente che i nodi linguistici, considerati di solito come questioni simboliche o poco più, acquistino di colpo una dimensione economica. Ma se così è, bisognerà che i governi dei Paesi penalizzati si diano da fare al più presto per far valere il sacrosanto criterio di equità, fondamento ideale di una Comunità che si dichiara multilingue».

Come dire: chi la fa l’aspetti. Anche per le minoranze vale infatti “il sacrosanto criterio di equità”.

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